5 FALSI STORICI CHE A SCUOLA ABBIAMO CREDUTO VERI. Prima o poi per ogni insegnante arriva il momento di affrontare i dubbi dei suoi alunni più scettici, i quali dopo lunghe ore passate a studiare sui libri si pongono una domanda tanto banale quanto sconvolgente: “Ma chi mi dice che quello che sto leggendo sia davvero accaduto in questo modo?”
Ogni prof reagisce a modo suo: c'è chi tenta di intavolare una discussione, chi argomenta portando a sostegno della sua tesi degli argomenti e delle prove, chi ancora si trincera dietro il principio di autorità – “è così perché ve lo dico io!” – e chi, colto di sorpresa, tenta di sviare la conversazione.
Tuttavia il dubbio permane, e d'altro canto non c'è da vergognarsene: come si è soliti dire un po' di sano scetticismo non è che un segno di intelligenza e di curiosità intellettuale. Certo, non si può pensare di rivoluzionare l'intero sistema scolastico solo perché ci si è svegliati con della diffidenza in corpo – anche se sarebbe molto divertente, bisogna ammetterlo – eppure sui libri di scuola si trovano ancora dei dati inesatti o delle false credenze che per mancanza di tempo, volontà o semplice pigrizia sono rimasti immutati.
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FALSI STORICI FAMOSI: LA NOSTRA TOP FIVE. Vediamo dunque 5 dei più gravi falsi storici che abbiamo sempre creduto veri.
- Napoleone Bonaparte: la storia della bassa statura del geniale stratega francese è diventata così famosa da aver creato tutto un immaginario imperniato sull'arroganza e la megalomania che coglierebbe alcune persone “diversamente alte” spingendole a imprese ardimentose. Napoleone in realtà nella vita di tutti i giorni faceva una bella figura con i suoi 169 cm, probabilmente, però, in qualche modo sfigurava in un esercito i cui soldati dovevano essere alti almeno 1 metro e 70. Chi lo aveva deciso? Ma Bonaparte stesso!
- Le piramidi: in questo caso, di fronte a personaggi che continuano a sostenere che la costruzione di questi enormi mausolei avrebbe origine extraterrestre, non ce la sentiamo neanche di scagliarci con troppa violenza contro la falsa credenza. Per amore di verità è però necessario sgombrare il campo da un equivoco storico. Non è affatto vero che le piramidi sono state costruite da squadre di schiavi che sotto il sole cocente e al suono dello schiocco di fruste trasportavano enormi massi levigati. Vari studi hanno infatti dimostrato che si tratta infatti dell'opera di operai specializzati che venivano regolarmente retribuiti dai faraoni.
- Albert Einstein: in quanti si sono consolati dei propri risultati scolastici non proprio eclatanti ricordando che persino il padre della Teoria della Relatività era stato bocciato in matematica? Ci spiace smentirvi, ma si tratta di una bufala misericordiosa. Il fisico infatti era un eccellente studente nelle materie scientifiche, forse un po' insofferente nei confronti dell'istituto scolastico ma molto preparato. Addirittura preparò l'esame d'ingresso al Politecnico di Zurigo prima di avere l'età minima richiesta e in effetti venne bocciato. Per un'insufficienza nelle materie scolastiche, però.
- Maria Antonietta: vilipesa a lungo per quella frase altezzosa – “Se non hanno pane che mangino brioche!” – in teoria pronunciata durante una rivolta di contadini affamati, la regina in realtà sarebbe del tutto innocente. Quelle parole compaiono infatti in un testo precedente a opera di Jean-Jacques Rousseau, ovvero le sue Confessioni, nelle quali scrive che un giorno si ricordò di una principessa che in effetti rispose in quel modo. Rousseau, che doveva entrare in panetteria nonostante i vestiti eleganti, seguì l'originale consiglio e in effetti ripiegò sui cornetti.
- Ius primae noctis: quando si vuole scherzare sull'età medievale si arriva sempre a tirare fuori questo ipotetico ordinamento giuridico secondo il quale il signore feudale avrebbe avuto il diritto di godere della moglie di un suo servo durante la prima notte di nozze. In realtà nei documenti dell'epoca non vi è traccia di una legge simile, e d'altro canto stiamo parlando di una civiltà profondamente cristiana. È molto probabile che vi fosse invece una regola concernente una tassa da pagare per disporre del diritto di sposarsi quando uno dei due coniugi doveva abbandonare il proprio feudo.