L’importanza dell’orientamento universitario
Un termine molto in voga in questi ultimi tempi è “orientamento scolastico“. Dovrebbe valere sia per le scuole superiori, sia per l’università. Infatti, mediamente, si ha una percentuale di abbandoni degli atenei dopo un anno dall’iscrizione. I dati sono diversi e meritano almeno un approfondimento.
Cosa dicono le fonti
Prima di tutto occorre distinguere tra Sud e Nord Italia: se nel Settentrione le percentuali di abbandono sono leggermente più basse del 10%, in diverse zone del Meridione queste arrivano a superare il 15%. Nel territorio del Nord Est, invece, la percentuale raggiunge il 9,6%.
Quest’ultimo scenario lo si nota soprattutto in Sardegna, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. I portali AlmaDiploma e Uninpresa hanno diffuso dei dati che sono stati elaborati in seguito a indagini condotte presso gli universitari.
Ebbene, è emerso come le percentuali di abbandono entro il primo anno accademico possano raggiungere anche il 17,5%, per arrivare a quasi il 25% dopo il terzo anno.
Bisogna capire anche le motivazioni che spingono i ragazzi a lasciare le Facoltà: alcuni di essi rinunciano definitivamente agli studi, mentre altri decidono per il cambio di indirizzo o di sede. Altri ancora scelgono un percorso all’estero.
Abbandoni e “fughe di cervelli” rappresentano delle spese per lo Stato. Stando ai rilievi, per ogni studente che emigra all’estero, lo Stato italiano perde fino a 138.000 euro. Va considerato che un’altra ricerca stabilisce come il Bel Paese abbia una spesa pro capite per ciascun studente di circa 8.500 euro.
Il perché dell’orientamento
Dovrebbe sempre esserci un percorso di orientamento che possa aiutare l’iscritto all’università alla consapevolezza della scelta e del proprio percorso accademico.
Tra i motivi di abbandono spesso viene citato il cambio di disciplina o addirittura di Facoltà. Le motivazioni possono essere svariate, dal “non trovarsi” al “non sentirsi portati”, dalla mancata integrazione a lezioni poco stimolanti.
La fase di orientamento ha il compito di far comprendere ai ragazzi a cosa andranno incontro negli anni successivi, al fine di compiere una scelta universitaria più consapevole. Durante l’orientamento è importante far emergere le attitudini e le capacità degli studenti, riuscendo a trovare con più precisione un indirizzo che possa essere incentivante per lo studio. In questo caso si andrebbe ad abbattere in maniera significativa il rischio di abbandono, incoraggiando il successo accademico.
Singoli colloqui, incontri con professionisti del settore, test di logica e prove attitudinali, consentono di ottenere un quadro più preciso delle capacità e delle potenzialità delle aspiranti matricole.
Un percorso di orientamento ben programmato permette di monitorare il personale percorso di studi, senza limitarsi al primo anno, ma proseguendo anche negli anni successivi.
Questo modo di agire consente allo studente di cogliere meglio le opportunità che l’istruzione universitaria può offrire, suggerendo l’intrapresa di particolari indirizzi. Infatti, un pregio di molte università italiane è quello di avere una proposta formativa dettagliata atta all’approfondimento di svariate discipline.