La riforma universitaria che abolisce il test d’ingresso per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria sta generando un acceso dibattito. Nonostante l’approvazione ministeriale, gli studenti esprimono forti perplessità sul cambiamento previsto per l’anno accademico 2025/2026, temendo conseguenze negative sul sistema di selezione.
Le motivazioni degli studenti contrari
La principale preoccupazione espressa dagli studenti universitari riguarda la mancanza di uniformità nel processo di valutazione. Gli iscritti dell’Università della Basilicata hanno evidenziato come il metro di giudizio dei singoli professori vari significativamente tra i diversi atenei, creando disparità.
“Il sistema dei test con la banca dati è stato il più giusto, perché garantiva a tutti la stessa preparazione di base”, ha dichiarato una studentessa. Altri temono che la riforma abbia semplicemente spostato il problema di sei mesi, aggiungendo ulteriore stress psicologico.
“Affrontare un intero semestre di esami per poi vedere i propri sogni svanire” rappresenta un’ansia considerevole. Particolarmente sentito è il timore che figli di medici e professionisti possano risultare avvantaggiati in un sistema basato su valutazioni potenzialmente soggettive, a differenza dei test oggettivi che prevedono risposte univocamente corrette o errate.
Le opinioni a favore della riforma
Matteo Bassetti accoglie invece positivamente l’abolizione di un sistema ritenuto inefficace, chiedendo al tempo stesso investimenti universitari adeguati per garantire qualità formativa. Diversi medici condividono questa posizione, sostenendo che finisce la “lotteria” dei test d’ingresso. La ministra Anna Maria Bernini definisce il provvedimento una vera rivoluzione, sebbene figure come Vincenzo De Luca l’abbiano aspramente criticato.
Cartabellotta: i possibili rischi
Il cambiamento del sistema di ammissione preoccupa diversi esponenti del mondo accademico. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, avverte sul rischio di sovraffollamento delle facoltà che potrebbe compromettere gravemente la qualità formativa dei futuri medici.
I rettori, pur disponibili ad applicare la legge, segnalano difficoltà oggettive. Giovanna Iannantuoni evidenzia la necessità di mantenere elevati standard qualitativi nell’insegnamento medico. Gli studenti temono inoltre che il nuovo sistema possa favorire ingiustamente i figli di medici e professionisti, creando disuguaglianze nell’accesso alla professione.
Tutti i dettagli della riforma
La riforma Bernini introduce cambiamenti significativi per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria nelle università pubbliche italiane. Viene abolito il test d’ingresso, permettendo l’immatricolazione libera al primo anno.
Vedi anche: La riforma dell’accesso a Medicina è legge
Il numero programmato rimane, ma l’accesso agli anni successivi dipenderà dal posizionamento in graduatoria nazionale unica, basata sul punteggio ottenuto negli esami del primo semestre. Queste modifiche non riguarderanno gli atenei privati.