Accademia della Crusca contro il Piano Scuola 4.0: perché?
L’Accademia della Crusca non è d’accordo con il Piano Scuola 4.0, adottato con decreto del ministro dell’Istruzione n. 161 del 14 giugno 2022, che ha l’obiettivo di scovare le attività didattiche orientate al futuro, legate alla digitalizzazione. In questo piano c’è “una eccessiva abbondanza di termini inglesi” che rende di difficile comprensione il testo, secondo quanto dichiarato dalla stessa Accademia attraverso un comunicato firmato dai linguisti del Gruppo Incipit. Questi chiedono di tradurre le parole straniere in parole italiane che siano chiare a tutti, ma anche di dare una versione semplificata del Piano Scuola 4.0 che non abbia anglismi o quantomeno sia accompagnata da un glossario.
Accademia della Crusca contro il Piano Scuola 4.0: le dichiarazioni
Proprio recentemente la famosa scrittrice Susanna Tamaro ha definito il decreto un “pomposo fraseggio atto a mascherare la fumosità degli intenti”. Tra le parole più usate troviamo “background, framework, roadmap, Next generation classrooms, Next Generation Class, Next Generation Labs, milestone, target, Do No Significant Harm, check list, driver, mentoring, Digital board, peer learning, problem solving, multiliteracies, debate, gamification, making, blockchain, Task force Scuole, outcome”. L’Accademia della Crusca è d’accordo con l’autrice e fa sapere: “Ci si può chiedere se questa serie quantitativamente notevole di prestiti integrali in un testo che propone il rinnovamento della scuola italiana sia utile, cioè se effettivamente valga il principio generale dell’inevitabile necessità di parole nuove per indicare nuovi concetti. Saranno davvero ‘prestiti di necessità’ tutti quelli introdotti nel Piano Scuola 4.0? Probabilmente il Piano Scuola 4.0 ufficiale, in quanto parte del Pnrr, non può essere riscritto con facilità. In questo caso, dunque, rinunciamo a proporre sostituzioni di singoli termini“.
Accademia della Crusca contro il Piano Scuola 4.0: la soluzione
Secondo l’Accademia della Crusca però una soluzione c’è e quindi che venga diffusa una versione del Piano ‘tradotta’ per le persone comuni non specialiste, o, più semplicemente, venga aggiunto al documento un glossario interpretativo autentico, in cui ci sia una spiegazione univoca degli anglismi usati “non solo per verificarne la necessità, l’uso appropriato e la coerenza, ma anche per renderne chiaro a tutti, operatori della scuola e cittadini, il reale contenuto del programma. Come sempre, tradurre significa prima di tutto capire meglio e riflettere sul significato delle parole”.
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