La visione del pedagogista
Il pedagogista e esperto Alberto Pellai ha rilasciato delle importanti dichiarazioni e nuovi spunti di riflessione durante un suo intervento a La Nuova Provincia. Il tema di discussione è stato l’estrema fragilità dei giovani di oggi. In merito a ciò, lo psicologo ha espresso le possibili motivazioni di tale fenomeno, portando elementi concreti e interessanti riflessioni.
Le possibili cause della “generazione ansiosa”
La causa principale e più probabile, secondo Pellai, del crescente disagio tra i giovani sembra risiedere in un “allenamento alla vita” sempre più lontano dalla realtà e sempre più immerso nel virtuale. Secondo lo psicologo, l’uso precoce e pervasivo dei dispositivi elettronici ha privato i ragazzi di esperienze fondamentali e concrete, ad esempio come il gioco tra coetanei e il confronto diretto con le sfide quotidiane. Queste esperienze, che molti anni fa si svolgevano “in cortile”, erano cruciali per lo sviluppo delle competenze emotive, cognitive e socio-relazionali, essenziali per affrontare la vita e relazionarsi con gli altri.
Un altro aspetto preoccupante è rappresentato dai genitori “iperprotettivi”, che, pur desiderando figli “vincenti”, li hanno resi di conseguenza incapaci di affrontare le difficoltà. L’intervento immediato al primo segno di fragilità ha privato i ragazzi della possibilità di sperimentare, anche nelle difficoltà, cercando di capire come rialzarsi ogni volta dopo le esperienze negative. Ciò ha portato alla formazione di una generazione ansiosa, che guarda al futuro con timore, focalizzandosi su rischi piuttosto che su opportunità.
Per invertire questa tendenza, Pellai ha lanciato un appello ai genitori, affinché gli stessi riscoprano l’alleanza con le altre “figure” educative, come la scuola, e collaborino con anche le altre famiglie per una formazione più equilibrata dei figli. Solo una comunità educante unita, in grado di accogliere e sostenere i giovani, può aiutarli a ritrovare fiducia in sé stessi e a sviluppare le capacità necessarie per affrontare le sfide della vita di tutti i giorni.
La visione dell’esperto e scrittore Jonathan Haidt
In merito a questa problematica, il nuovo libro di Jonathan Haidt, intitolato “La generazione ansiosa“, si presenta come un’importante risorsa per comprendere meglio il disagio giovanile. Non si tratta di una semplice analisi, ma di un invito all’azione. Haidt, psicologo sociale con una carriera di successo, utilizza un linguaggio accessibile per rivelare il “grande riprogrammamento” che sta influenzando l’infanzia e l’adolescenza contemporanea. I lettori non sono solo osservatori passivi, ma diventano partecipanti attivi, sia nel riconoscere il problema sia nel trovare soluzioni adeguate.
L’analisi dell’ansia giovanile proposta da Haidt pone in evidenza dati molto preoccupanti: tra il 2012 e il 2018, il tasso di adolescenti con disturbi d’ansia è incrementato in modo significativo. L’autore non si limita a descrivere la situazione, ma indaga le radici del problema, esaminando le dinamiche sociali, tecnologiche e culturali che alimentano la pressione su una generazione già soggetta a elevate aspettative.
Infine, il libro critica aspramente le grandi aziende tecnologiche, accusate di minimizzare i rischi psicologici legati ai loro prodotti, paragonando le loro strategie a quelle “dell’industria del fumo”. Attraverso un approccio rigoroso e scientifico, Haidt invita a una riflessione profonda sulla società di oggi e a un’azione concreta per tutelare il futuro dei giovani, sottolineando le conseguenze a lungo termine dell’ansia non trattata, come l’aumento del rischio di dipendenze e depressione in età adulta.