Durante il periodo invernale, uno dei maggiori problemi che si riscontra ormai da alcuni anni negli istituti scolastici italiani è la bassa temperatura all’interno delle aule di scuola. Le classi sono il luogo in cui gli studenti seguono le loro lezioni, un posto in cui studiano e che dovrebbe essere consono al contesto e accogliente. Ovviamente, se l’ambiente non è idoneo non permette ai ragazzi di svolgere al meglio il loro dovere, questo potrebbe rivelarsi un serio problema da risolvere.
L’allarme delle aule troppo fredde è “scattato” in molteplici scuole nel torinese, soprattutto in un istituto scolastico di Rivoli. Il quotidiano La Stampa ha riportato una interessante intervista di una studentessa della scuola, la quale ha raccontato della drammatica situazione per quanto riguarda le basse temperature nelle classi. La ragazza ha testimoniato che in questi ultimi giorni a scuola è terribilmente difficoltoso svolgere le consuete lezioni nelle aule, poiché fa troppo freddo. L’alunna, infatti, ha dichiarato in merito al contesto:
“Entriamo e facciamo lezione per sei ore in un’aula gelida, soprattutto nelle prime due. Siamo al terzo piano, lungo un corridoio che si affaccia all’esterno. Vicino abbiamo altre quattro classi, tutte nella stessa condizione.”
Chiaramente, questa comunicazione dimostra una situazione drammatica e in parte sconcertante, poiché in una scuola dovrebbero essere garantiti tutti i “comfort” nelle classi, tra cui quella di una corretta temperatura che dovrebbe registrarsi con un minimo di 20 gradi.
Le dichiarazioni della studentessa
La ragazza dell’istituto di Rivoli ha aggiunto dei dettagli importanti durante l’intervista al quotidiano, con l’intento di protestare contro una mancata “cura” della gestione delle aule scolastiche. L’alunna ha confermato, inoltre, che diversi studenti non si sono presentati a scuola, giustificando sul libretto scolastico che sono stati assenti dalle lezioni a causa del troppo freddo presente nelle aule e che i termosifoni fossero spenti.
Anche molteplici docenti hanno appoggiato gli alunni, i quali hanno comunicato disagi in merito al freddo, dichiarando al giornale:
“Loro fanno lezione con il giubbotto. Quando entrano in aula chiedono se qualcuno abbia aperto le finestre. L’insegnante di italiano si è ammalata.”
Le testimonianze della ragazza hanno posto in evidenza come molti suoi compagni abbiano collettivamente protestato rivolgendosi alla dirigente scolastica dell’istituto, la quale però non ha saputo risolvere il problema. Infatti, la preside ha solamente esortato gli alunni ha coprirsi di più, portando delle coperte e giubbotti più pesanti per partecipare alle lezioni.
I ragazzi, ovviamente, delusi e adirati dalle risposte della dirigente, hanno provato a contestare occupando l’istituto per una settimana, come forma di protesta per una situazione delirante che prosegue da ben due anni.
Ora si pensano, però, a diverse soluzioni. Infatti, la studentessa nella sua intervista ha espresso:
“Potremmo chiedere di fare lezione in Dad. Meglio così che stare a 13 gradi.”
La vicenda raccontata è una dimostrazione che purtroppo ancora in diverse scuole d’Italia, persistono delle problematiche che dovrebbero essere risolte in principio. Quali potrebbero essere le motivazioni di alcune “mancanze” a scuola, come le basse temperature nelle aule? Sicuramente, i singoli istituti dovrebbero provvedere al corretto funzionamento dei sistemi di riscaldamento, senza alcuna scusante, che sia di tipo economico oppure tecnico. Studiare e imparare al meglio in classe è un diritto e un dovere di tutti i ragazzi, per questo una scuola dovrebbe badare a ciò.