La scuola inizierà tra meno di un mese, ma se crediamo che tutto sia pronto ci sbagliamo di grosso. Diverse sono le emergenze sparse in tutta la penisola, ed il Lazio non fa eccezione. Nella regione nella quale è sita la capitale, infatti, a fronte di circa 800mila studenti (considerando quelli delle scuole dell’infanzia fino alle superiori), il numero dei professori è insufficiente. Gli insegnanti sono infatti circa 66mila. Un dato che a pochi giorni dal nuovo anno scolastico non può che creare parecchia preoccupazione. Tanto da indurre a pensare che si stiano per formare delle classi senza i relativi professori, o peggio, le cosiddette classi “pollaio”.
Lazio, mancano 4mila insegnanti
Non tutte le cattedre sono state assegnate e questo dato non è certo di buon auspicio. Il tutto, nonostante il finanziamento da parte del ministero dell’Economia sufficiente, nel Lazio, per 9.549 assunzioni al fine di combattere l’emergenza. Anche considerato questo, a detta del segretario regionale Uil Scuola Saverio Pantuso «Metà delle cattedre da assegnare rimarranno probabilmente vacanti. […], «se ne copriranno al massimo seimila, il resto saranno supplenze».
Nonostante il suddetto finanziamento, che dovrebbe servire per circa 10000 assunzioni, a mancare sarebbero ancora 4000 insegnanti, un dato non da poco. Situazione, questa, che per forza di cose andrà a scatenare una reazione a catena, con tanto di classi sovraffollate che, mentre la situazione pandemica non si è ancora normalizzata, non sono di certo l’ideale.
Le motivazioni
A complicare la situazione sono anche i concorsi che non sono stati ancora completati e che riguardano determinate materie di concorso come matematica e scienze nelle scuole medie. In tale ambito devono essere confermati circa 600 insegnanti. Da oramai circa un anno. La difficoltà, in questo caso, sta nel fatto di non essere riusciti a formare le commissioni per svolgere l’esame orale. Tali commissioni sono in genere formate da tre professori di matematica e scienze. Oltre ad essere pochi, sono anche pagati non secondo le aspettative, e questo li disincentiva ad assumere un tale incarico. Un’altra difficoltà risiede nei frequenti errori che regnano sovrani nelle graduatorie provinciali in fatto di supplenze.
Ma tale disagio non riguarda solamente i professori: anche tra i presidi la situazione non è affatto rosea, con almeno 40 presidenze che rimarranno scoperte. Dalle quali deriverà, per il 5% delle scuole della regione, la spola dei presidi tra più di un istituto.
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