Il siero della verità: cos’è e in quale ambito viene applicato
Nel linguaggio comune siero della verità è il nome attribuito a quei determinati farmaci usati per ottenere informazioni da soggetti che non possono o non vogliono fornirle. In medicina si usa normalmente come preanestetico per calmare i pazienti da sottoporre a intervento chirurgico prima di sottoporli all’anestesia vera e propria. La denominazione di siero della verità è stata, però, data per il suo utilizzo nell’ambito della narcoterapia. I barbiturici aiutano, infatti, a ottenere ottenere uno stato di completo abbandono dell’individuo molto vicino al sonno. In questo modo il paziente può esprimere ricordi repressi o che volontariamente non vuole comunicare. Per questo motivo i medici tendono a somministrarlo in modo controllato a pazienti affetti da forme di amnesia, di mutismo o di blocco del linguaggio di origine psicologica. Ad oggi, secondo il diritto internazionale, l’utilizzo di questi preparati è classificato come una forma di tortura nel caso in cui tale metodo sia utilizzato per estorcere informazioni o confessioni contro la propria volontà.
Il siero della verità: come funziona
Con siero della verità si fa riferimento a particolari farmaci psicoattivi utilizzati nell’ambito della narcoterapia. Si tratta per lo più di soluzioni liquide iniettabili con una puntura. In genere si utilizza un barbiturico il cui principio attivo è il tiopentale sodico: questa stessa sostanza blocca nel sistema nervoso centrale l’azione dell’acido gammaminobutirrico (Gaba), un neurotrasmettitore che ha funzione eccitante in quanto permette il passaggio degli stimoli nervosi da una cellula cerebrale all’altra. Con questo processo viene indotto nel paziente uno stato di tranquillità e rilassamento molto prossimo al sonno che aumenta la disponibilità a parlare. Per queste specifiche il tiopentale sodico è utilizzato anche nell’induzione del coma artificiale e, negli Stati Uniti, per praticare l’iniezione letale dei condannati a morte.
