Yara Gambirasio: storia
Il 26 novembre 2010 alle 18:44 Yara Gambirasio, una tredicenne di Brembate, lascia da sola il Centro Sportivo dove si allenava in ginnastica ritmica per tornare a casa sua che dista appena 700 m; ma a casa Yara non ci arriverà mai. Alle 18:55 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, poco distante, dopodiché il segnale scompare nel nulla. Dopo tre mesi esatti il corpo di Yara Gambirasio viene trovato in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 km dalla palestra della giovane. Sul corpo vengono ritrovati una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non letali (la morte dovrebbe essere sopraggiunta per il freddo e la debolezza dovuta alle lesioni). Sul corpo non appaiono segni di violenza carnale.
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Yara Gambirasio: processo
Il 16 giugno 2014 viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore incensurato di 44 anni, su cui pende il grave peso dell’analisi del DNA ritrovato sui leggins di Yara Gambirasio. Il 28 febbraio 2015 vengono chiuse le indagini e per Bossetti, che resta l’unico indagato, viene chiesto il rinvio a giudizio. Nonostante inizialmente fossero state vagliate altre piste (tra cui quella della criminalità organizzata) Massimo Bossetti viene rinviato. Le prove sono circostanziali ma tanto bastano per fargli ottenere l’ergastolo.
Yara Gambirasio: appello
La difesa ricorre in appello e nonostante le nuove prove presentate, il muratore di Mapello si vede riconfermata la pena. Il ricorso successivo viene respinto: la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti è, ormai, diventata definitiva. Il dibattito intorno alla sentenza è molto attivo: sono in molti a dubitare della solidità delle prove a carico dell’imputato, che ricordiamo oltre a perdere la libertà ha perso la patria potestà dei tre figli. Ad oggi Massimo Bossetti continua ad urlare la propria innocenza dal carcere e non è ancora chiaro cosa accadde veramente quella notte di novembre.