Inclusione a scuola: gli alunni svantaggiati sono un beneficio anche per i più bravi
Molti genitori sono spesso preoccupati dal fatto che i loro figli possano non avere una formazione alla loro altezza o comunque pienamente soddisfacente se nella classe in cui si ritrovano ci sono diversi soggetti svantaggiati, come stranieri, o studenti con limitati mezzi culturali e/o economici. Tuttavia, l’idea che sia meglio una classe di soli alunni modello sembra essere nociva per gli stessi studenti: secondo l’Ocse, infatti, la presenza di ragazzi con qualche difficoltà in classe aiuta a migliorare le performance degli alunni “più bravi” o fortunati. Vuoi scoprire il perché? Vediamolo insieme.
Ocse: perché l’inclusione a scuola è importante?
L’Ocse, come parte del programma Pisa 2015, che valuta le conoscenze dei quindicenni di tanti Paesi nel mondo in lettura, matematica e scienze, si è posta come quesito il seguente: “Le qualità dell’apprendimento e i risultati si abbassano quando l’istruzione si estende gli studenti svantaggiati?”. Come riporta Repubblica, l’Ocse ha confrontato i dati dei test Ocse-Pisa di Albania, Brasile, Colombia, Costa Rica, Indonesia, Giordania, Messico, Turchia e Uruguay, che inizialmente avevano inviato solo la documentazione relativa ai quindicenni più abbienti e poi, solo nell’ultima edizione del programma, anche i risultati degli studenti svantaggiati. Questo perché spesso i ragazzi che abitavano nelle zone più povere/periferiche a 15 anni non frequentavano più o non erano ancora arrivati a frequentare l’equivalente della nostra seconda superiore. Adesso, però, i Paesi in questione sono riusciti a includere nelle classi anche soggetti provenienti da fasce sociali più deboli – 100 mila in Indonesia, 400 mila in Turchia e Brasile, 300 mila in Messico – con risultati incredibili. In tutti i Paesi, con l’eccezione di Costa Rica e Uruguay, i risultati dei test di Matematica sono migliorati, così come i punteggi degli studenti già bravi e fortunati sono aumentati ulteriormente con la presenza di compagni più svantaggiati in classe. L’idea della classi-ghetto, quindi, a volte proposta anche in Italia, non sembra quindi essere la soluzione migliore né dal punto di vista sociale ed educativo né da quello formativo.