IL CINQUE MAGGIO DI ALESSANDRO MANZONI. L'Ode Il Cinque Maggio di Alessandro Manzoni è dedicata a Napoleone. Fu scritta dal 17 al 19 luglio 1821, subito dopo ch'era giunta a Milano la notizia della morte di Napoleone, avvenuta appunto il 5 maggio. Per prima cosa dobbiamo evidenziare alcuni elementi:
- Manzoni non ha mai avuto simpatia per la dittatura di Napoleone, tuttavia considerava corretti gli deali della Rivoluzione Francese che Napoleone aveva imposto in tutta Europa.
- L'autore non giudica Napoleone sul piano morae, ma lascia il giudizio ai posteri. Dice solamente che in Napoleone Dio ha compiuto il suo disegno in modo misterioso, tanto che nemmeno Napoleone stesso se n'è accorto.
- Napoleone, dal punto di vista umano, appare migliore di Napoleone dittatore: forse perché si diceva che fosse morto cristianamente. Dunque, possiamo affermare che il vero soggetto è Dio che redime gli uomini: Napoleone è oggetto della Provvidenza.
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ODE IL 5 MAGGIO DI MANZONI: LA STRUTTURA. L'ode il 5 maggio è stata scritta da Manzoni in 3 giorni (17-19 luglio 1821), immediatamente dopo l'annuncio della morte di Napoleone, giunto a Milano il 16 luglio 1821. La notizià turbò molto Manzoni: ciò è normale, in quanto la morte di un grande, che sembra indistruttibile, provoca commozione negli uomini, e in particolare nel Manzoni si traduce in una riflessione sulla vita e la morte, sull'effimera transitorietà delle glorie umane, sulla sofferenza della solitudine, soprattutto nel momento in cui ritorna in mente la grandezza passata. Infine, Manzoni medita sulla pacificazione nella Benefica Fede, con una preghiera "a speredere ogni ria parola" superando la condizione umana nell'attesa del premio futuro. L'ode è composta da 18 sestine e 108 versi, ma possiamo dividerla in due parti simmetriche, ciascuna di 9 sestine:
- dal verso 1 fino al verso 54, in cui domina l'uomo di fronte a se stesso, alla sua storia sulla Terra e alla gloria umana. Vi è la presenza di Napoleone e le vicende a lui legate, che non erano mai state elogiate da Manzoni: tuttavia il poeta e tutta la Terra, di fronte alla morte di questo grande uomo, rimangono muti per la meraviglia un po' dolorosa di questa morte incredibile
- dal verso 55 fino alla fine domina l'incontro tra l'uomo e Dio, "la benefica / Fede ai trionfi avvezza, che sola può dare quel premio / che i desideri avanza, / dov'è silenzio e tenebre / la gloria che passò." In questa parte i verbi al passato remoto sono solo 6: sparve/chiuse, imprese/stette, ripensò/disperò. Essi esprimono una escalation che va verso una condizione di disperazione e solitudine assoluta, che si potrà risolvere solo grazie ad una Forza esterna. Finita questa escalation verso la disperazione, sopraggiunge dunque una presenza diversa.
- Le due parti cominciano con la realtà presente, cioè la morte di Napoleone (Ei fu al v. 1, E sparve al v. 55), di un Napoleone che è solo uno dei due centri costitutivi dell'ode (l'altro è Dio).
5 MAGGIO DI MANZONI: COMMENTO. Quello che colpisce l'immaginazione del Manzoni non è la figura in sé di Napoleone, il protagonista degli eventi tra Settecento e Ottocento, e nemmeno la storia dei fatti di quel periodo, ma la solitudine e il silenzio nell'isola di Sant'Elena, insiema alla possibilità di un profondo pentimento maturanto ripensando al passato e affidandosi alla pietà di Dio sapendo di avvicinarsi alla fine dei propri giorni. Manzoni rimane muto pensando agli ultimi istanti di questo uomo che il Fato aveva deciso che fosse l'arbitro della storia e di tanti destini umani e che racchiuse in sé le aspettative di un'epoca. Quando potrà esistere un altro uomo così, capace di lasciare un'impronta così grande nella storia dell'umanità? Negli ultimi attimi della vita di Napoleone sono questi i pensieri che affollano la mente, tra pensieri e ricordi: solo la fede in Dio potrà salvarlo.
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