“A Silvia” rappresenta uno dei capolavori più toccanti della poesia italiana, composto dal genio di Giacomo Leopardi nell’aprile del 1828 durante il suo soggiorno a Pisa. Quest’opera, considerata tra le più intense dei “Canti”, nasce in un periodo relativamente sereno della vita del poeta, quando godeva di un raro benessere fisico e psicologico, lontano dall’opprimente Recanati.
Indice:
A Silvia: introduzione all’opera di Leopardi
Prima di iniziare è importante premettere qualche informazione, per una contestualizzazione corretta della poesia. A Silvia è stata scritta tra il 1823 e il 1828 e fa parte della raccolta “Canti” di Leopardi.
Chi era Silvia? La Silvia che dà il titolo al componimento non è una figura immaginaria, ma trae ispirazione da Teresa Fattorini, la giovane figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta prematuramente di tubercolosi nel 1818, a soli ventun anni. Questa perdita colpì profondamente il poeta, che vide nella morte della ragazza l’emblema della crudeltà del destino.
Ecco una scheda riassuntiva e dettagliata della principali informazioni che ti servono per inquadrare la poesia:
- Autore: Giacomo Leopardi
- Titolo dell’Opera: Canti
- Prima edizione dell’opera: La prima edizione è l’edizione Piatti uscita nel 1831, ma l’edizione definitiva e completa è quella del 1835
- Genere: Poesia lirica
- Forma metrica: Strofe libere con alternarsi irregolare di endecasillabi e settenari e rime libere
- Movimento: Romanticismo
A Silvia: il testo della poesia di Leopardi
Prima di passare alla parafrasi e spiegazione di A Silvia, ecco il testo completo della poesia:
1. Silvia, rimembri ancora
2. Quel tempo della tua vita mortale,
3. Quando beltà splendea
4. Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
5. E tu, lieta e pensosa, il limitare
6. Di gioventù salivi?
7. Sonavan le quiete
8. Stanze, e le vie dintorno,
9. Al tuo perpetuo canto,
10. Allor che all’opre femminili intenta
11. Sedevi, assai contenta
12. Di quel vago avvenir che in mente avevi.
13. Era il maggio odoroso: e tu solevi
14. Così menare il giorno.
15. Io gli studi leggiadri
16. Talor lasciando e le sudate carte,
17. Ove il tempo mio primo
18. E di me si spendea la miglior parte,
19. D’in su i veroni del paterno ostello
20. Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
21. Ed alla man veloce
22. Che percorrea la faticosa tela.
23. Mirava il ciel sereno,
24. Le vie dorate e gli orti,
25. E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
26. Lingua mortal non dice
27. Quel ch’io sentiva in seno.
28. Che pensieri soavi,
29. Che speranze, che cori, o Silvia mia!
30. Quale allor ci apparia
31. La vita umana e il fato!
32. Quando sovviemmi di cotanta speme,
33. Un affetto mi preme
34. Acerbo e sconsolato,
35. E tornami a doler di mia sventura.
36. O natura, o natura,
37. Perché non rendi poi
38. Quel che prometti allor? perché di tanto
39. Inganni i figli tuoi?
40. Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
41. Da chiuso morbo combattuta e vinta,
42. Perivi, o tenerella. E non vedevi
43. Il fior degli anni tuoi;
44. Non ti molceva il core
45. La dolce lode or delle negre chiome,
46. Or degli sguardi innamorati e schivi;
47. Né teco le compagne ai dì festivi
48. Ragionavan d’amore.
49. Anche peria fra poco
50. La speranza mia dolce: agli anni miei
51. Anche negaro i fati
52. La giovanezza. Ahi come,
53. Come passata sei,
54. Cara compagna dell’età mia nova,
55. Mia lacrimata speme!
56. Questo è quel mondo? questi
57. I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
58. Onde cotanto ragionammo insieme?
59. Questa la sorte dell’umane genti?
60. All’apparir del vero
61. Tu, misera, cadesti: e con la mano
62. La fredda morte ed una tomba ignuda
63. Mostravi di lontano.
A Silvia di Leopardi: parafrasi
E ora procediamo con la parafrasi della poesia di Leopardi verso per verso integrata con qualche informazione utile per l’analisi del testo:
1: Silvia (nome fittizio, dal sapore letterario, ma è tradizionalmente identificata con Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, che morì nel 1818 di tubercolosi; rimembri: tutta la poesia si svolge sul filo del ricordo)
1-3: ricordi quando bellezza splendeva
4: nei tuoi occhi schivi, sfuggenti per la timidezza o la vivacità
5-6: e tu lieta e pensosa, varcavi la soglia della giovinezza
7-9: risuonavano le stanze silenziose del suo canto, e il rumore del telaio dove lavorava (mentre cantava)
10-12: quando sedevi occupata nei lavori femminili, ed eri assai contenta del tuo avvenire
13-14: era maggio, dove i fiori profumavano e tu passavi così le tue giornate.
15-16: abbandonando talvolta gli studi piacevoli e il lavoro letterario che mi costava tanta fatica,
17-18: nei quali si consumavano la mia giovinezza e la parte migliore di me
19: dai balconi della casa paterna
20: porgevo orecchio per sentire cantare Silvia, ascoltavo
21-22: mentre la tua mano percorre faticosamente il telaio
23-24: poi guardavo il cielo, le vie illuminate dal sole e gli orti
25: e da una parte il mare e dall’altra i monti
26-27: le parole umane non possono dire quello che allora provava il mio cuore
28-29: che pensieri lieti, che speranze, che canzoni, o Silvia mia.
30-31: quale allora ci appariva la vita e il destino
32-35: quando mi ricordo della speranza così grande di quei giorni, un sentimento apparentemente doloroso e sconfortante, privo di speranza, mi opprime e di nuovo mi lamento della mia sorte infelice.
36-39: o Dio, perché non mantieni se prometti, perché inganni i tuoi figli, che credono in te?
40-42: tu, o tenera, morivi prima che la morte prematura ti cogliesse.
42-43: e non arrivavi a vedere il periodo più bello
44: non ti si addolciva il cuore
45- 46:la lode che gli innamorati avrebbero fatto dei tuoi capelli neri e dei tuoi occhi pieni d’amore e sfuggenti per il pudore
47-48: con te, le tue compagne, nei giorni festivi parlavano d’amore.
49- 50: anche la mia speranza morì poco dopo
51- 53: anche alla mia vita il destino negò la giovinezza
53-56: sei passata cara speranza, cara compagna della mia prima età, speranza sulla quale piango.
57-58: i piaceri, l’amore, le opere, gli avvenimenti di cui tanto parlammo insieme (con la speranza), questo è il mondo, questa la sorte dell’umanità?
60-63: all’apparire della vera realtà della vita, che per l’uomo è solo dolore e morte, tu (la speranza, ma anche a Silvia), infelice, crollasti, moristi, ed una tomba priva di onori funebri, spoglia.
Le figure retoriche presenti nel testo
Ecco le figure retoriche presenti nella poesia di Leopardi:
- Apostrofi: v. 1: “Silvia”; v. 29: “o Silvia mia”; v. 36: “o natura, o natura”; v. 43: “o tenerella”; vv. 54-55: “cara compagna dell’età mia nova, mia lacrimata speme”; v. 61: “tu misera”
- Allitterazioni: ricorre la sillaba “vi”, che è presente anche nel nome “Silvia”: “vita” (v. 2), “fuggitivi” (v. 4), “salivi” (v. 6), “sedevi” (v. 11), “avevi” (v. 12), “solevi” (v. 13), “soavi” (v. 28), “perivi” (v. 42), “vedevi” (v. 42), “schivi” (v. 46), “festivi” (v. 47), “mostravi” (v. 63); delle lettere “t” (v. 2): “tempo-“tua-vi“ta-mor“tale” ed “l”: “que“l-de“lla-morta“le”, “allorchè-all’-femminili” (v. 10); di “m” ed “n”: “e quinci il mar da lungi e quindi il monte” (v. 25); della “v”: “vago-avvenir-avevi” (v. 12)
- Enjambements: “sonavan le quiete / stanze” (vv. 7-8); “peria fra poco / la speranza mia dolce” (vv. 49-50); “negaro i fati / la giovanezza” (vv. 52-53); “questi / i diletti” (vv. 56-57); “la fredda morte ed una tomba ignuda / mostravi” (vv. 62-63)
- Chiasmi: “io gli studi leggiadri… e le sudate carte” (vv. 15-16); “fredda morte, tomba ignuda (v. 62)”
- Metonimie: “sudate carte” (v. 16); “faticosa tela” (v. 22); “lingua mortal” (v. 27);
- Iperbati: “ove il tempo mio primo / e di me si spendea la miglior parte” (vv. 17-18); “agli anni miei anche negaro i fati / la giovanezza” (vv. 51-52)
- Climax:“che pensieri soavi, che speranze, che cori…” (vv. 28-29)
- Ossimoro: “lieta e pensosa” (v. 5)
- Epifrasi: “io gli studi leggiadri / talor lasciando e le sudate carte” (vv. 15-16)
- Zeugma: “porgea gli orecchi al suon della tua voce / e alla man veloce” (vv. 20-21)
- Anagramma: “Silvia…salivi” (vv. 1 e 6)
- Metafore: “il limitare di gioventù” (v. 5); “il fior degli anni tuoi” (v. 43)
- Parallelismo: “e quinci il mar da lungi, e quindi il monte” (v. 25)
- Geminatio (ripetizione): “o natura, o natura” (v. 36); “come, / come passata sei..” (v. 53)
- Anafore: “Che pensieri soavi, / Che speranze, Che cori” (vv. 28-29); “perché non rendi poi…./ perché di tanto…” (vv. 38-39); “questo è quel mondo? Questi / i diletti… / Questa la sorte…” (vv. 56-59)
A Silvia: analisi e commento
Il ricordo di Silvia, reale o immaginaria compagna di gioventù, è l’origine di una riflessione amara sulla giovinezza perduta e sulla fine di tutte le illusioni che la giovinezza porta con sé. Silvia è stata strappata alla vita da una natura crudele e indifferente: la morte precoce l’ha privata della giovinezza e delle gioie che le sono proprie; anche il poeta ha perso, non la vita, ma le speranze giovanili e il “tempo suo primo”, speso negli studi e trascorso in solitudine.
Silvia diventa quindi il simbolo stesso della gioventù e della speranza, scomparse, come lei, troppo presto. Questo è il tema fondamentale del dialogo immaginario, ma su questo si innestano altri motivi tipicamente leopardiani: la dolcezza di una figura femminile umile e operosa, la “vaghezza dei sui sogni per l’avvenire”, il contrasto fra l’illusione e l’apparire “dell’arido vero”, il ricordo, e la sfida della poesia, romanticamente tesa ad esprimere l’inesprimibile (“lingua mortal non dice/ quel c’io sentiva in seno”)
Struttura e Metrica
“A Silvia” si presenta nella forma della canzone libera leopardiana, con 63 versi distribuiti in cinque strofe di lunghezza diseguale. La metrica alterna sapientemente endecasillabi e settenari, creando un ritmo musicale che riflette l’andamento emotivo del componimento. La struttura rivela una chiara bipartizione: le prime due strofe (versi 1-32) sono dedicate all’evocazione nostalgica della figura di Silvia e ai ricordi felici della giovinezza, mentre le ultime tre strofe (versi 33-63) si concentrano sulla morte prematura della giovane e sulla riflessione amara del poeta riguardo alle speranze tradite e all’indifferenza della natura verso il destino umano.
Temi Principali
La Caducità della Giovinezza
Il tema centrale di “A Silvia” è la giovinezza bruscamente interrotta dalla morte. La figura di Silvia rappresenta l’emblema della fragilità umana e della brevità della vita, simboleggiando tutte le speranze giovanili destinate a infrangersi. La sua bellezza, operosità e letizia (“beltà splendea negli occhi tuoi ridenti”) contrastano drammaticamente con la sua fine prematura.
Pessimismo Cosmico
La poesia esprime con intensità il pessimismo cosmico leopardiano, evidenziando una natura matrigna che illude i giovani con false promesse. L’apostrofe “O natura, o natura, / perché non rendi poi / quel che prometti allor?” rappresenta la denuncia più esplicita di questa visione filosofica, mostrando l’indifferenza della natura verso le sorti umane.
Memoria e Tempo
Il ricordo svolge un ruolo fondamentale, permettendo al poeta di rievocare il passato e confrontarlo dolorosamente col presente. La struttura temporale della poesia contrappone il passato felice delle illusioni al presente della consapevolezza, rappresentando il percorso esistenziale dall’ignoranza felice alla verità dolorosa.
Importanza e influenza di A Silvia nella Letteratura Italiana
“A Silvia” rappresenta uno dei vertici della produzione poetica di Giacomo Leopardi, collocandosi nella fase più matura della sua ricerca espressiva. L’opera sintetizza magistralmente i temi cardine del pensiero leopardiano: il contrasto tra illusione e realtà, la natura indifferente alle sorti umane e la fragilità delle speranze giovanili.
Rispetto ai componimenti precedenti, questa lirica mostra una straordinaria capacità di fondere riflessione filosofica e intensità emotiva, caratteristiche che influenzeranno profondamente gli idilli successivi. La figura di Silvia trascende la dimensione biografica dell’ispirazione originale (Teresa Fattorini) per assurgere a simbolo universale della giovinezza spezzata e delle promesse non mantenute.
L’influenza culturale di questo componimento si estende ben oltre il contesto romantico, penetrando profondamente nell’immaginario letterario italiano. Numerosi autori successivi, da Giovanni Pascoli a Eugenio Montale, hanno ripreso l’immagine della giovane donna come emblema della caducità della vita e della bellezza. La musicalità dei versi e l’intensità delle immagini hanno ispirato anche compositori e artisti visivi, rendendo “A Silvia” un riferimento imprescindibile della cultura italiana.
Nella didattica letteraria, il componimento rappresenta spesso il primo incontro significativo degli studenti con la profondità del pensiero leopardiano, fungendo da chiave di accesso alla sua complessa visione esistenziale. La capacità del poeta di trasformare un’esperienza autobiografica in una riflessione universale sulla condizione umana continua a rendere questa poesia straordinariamente attuale, nonostante siano trascorsi quasi due secoli dalla sua composizione.
A Silvia: in sintesi
Elemento | Descrizione |
---|---|
Data di composizione | Aprile 1828 a Pisa |
Struttura metrica | Canzone libera (alternanza di endecasillabi e settenari) |
Temi principali | Giovinezza spezzata, pessimismo cosmico, memoria e tempo |
Ispirazione | Teresa Fattorini (figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tubercolosi a 21 anni) |
Pubblicazione | I Canti, 1831 |
Strofe | 5 strofe di lunghezza variabile (63 versi totali) |
Bipartizione | Prime due strofe: ricordi felici; ultime tre: riflessione sulla morte |
Figure retoriche | Apostrofi, allitterazioni, metafore e immagini simboliche |
Concezione filosofica | Rappresentazione del pessimismo cosmico leopardiano |
Importanza | Opera centrale nei Canti e nella poetica della rimembranza |
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