Accio: vita e opere - Studentville

Accio: vita e opere

Accio: vita e opere dello scrittore arcaico della letteratura latina.

ACCIO: VITA E OPERE. Lucio Accio è l’ultimo grande tragediografo dell’età arcaica, colui che con la sua fama oscurò quella di Pacuvio. Nacque a Pesaro nel 170 a.C. e nel 140 a.C. inziò la sua carriera di poeta tragico gareggiando contro Pacuvio, che sconfisse. La tradizione vuole che Pacuvio, sconfitto, si sia ritirato a Taranto e che lì sia andato Accio a fargli visita. Accio gli avrebbe letto l’Atreus, una sua tragedia, che Pacuvio avrebbe giudicato ancora acerba. Accio fu contento di quel giudizio, pensando che gli ingegni sono come i frutti: se nascono duri e acerbi, possono diventare morbidi e dolci. Ma se sono morbidi dall’inizio, possono diventare marci. D origine servile, Accio fu sempre in cerca di amici aristocratici, in particolare quella di Decimo Giunio Bruto. tuttavia si circondò sempre di amici lontani dal Circolo degli Scipioni. Accio fu autore soprattutto di tragedie, opere lontane dal gusto degli Scipioni e fu sempre attaccato da Lucilio. Conobbe Cicerone e Varrone. Morì verso l’85.
ACCIO: LE RIFORME ORTOGRAFICHE. Conosciamo Accio per le tragedie, tuttavia dobbiamo considerare anche i suoi significatvi scritti di grammatica e filologia, di cui però ci è pervenuto poco. Vanno ricordate le sue proposte di riforme ortografiche contenute nei 9 libri di Didascalica, opere encclopedica di argomento letterario, probabilmente in prosa e versi. Seguace della teoria analogistica, Accio proponeva norme che dessero stabilità alla lingua: la distinzione grafica tra vocali lunghe e brevi, la nasale che diventa g davanti a gutturale (come in greco), l’abolizione della x e z dall’alfabeto. Scrive in settenari trocaici i Pragmatica che trattava di problematiche letterarie. Compone poi un poema di carattere georgico, i Parerga, anticipando il poema di Virgilio. Scrive poi gli Annales in esametri in 27 libri, i Sotadicorum libri, i Praxidica (o Praxidicus).
ACCIO: LE TRAGEDIE. Di Accio ci sono giunti 45 titoli di coturnate e 2 di preteste, in tutto circa 700 versi. Il poeta si rifà:

  • al ciclo troiano: Achilles, Myrmidones, Troades, Hecuba ecc…
  • al ciclo dei Pelopidi: Clutemestra, Atreus, Pelopidae ecc..
  • al ciclo tebano: Antigona, Phoenissae, Epigoni

Il modello principale è Euripide ma riprende anche Eschilo e Sofocle. I titoli delle praetextae sono Brutus e Decius. La prima esalta Giunio Bruto, colui che avrebbe cacciato da Roma Tarquinio il Superbo. La tragedia fu rappresentata probabilmente nel 136, in onore della vittoria del suo amico Decimo Giunio Bruto in Spagna. In Decius probabilmente vennero ricordate le imprese dei Deci, in particolare di Publio Decio Mure, che nella battaglia del Sentino si era votato alla morte per la salvezza della patria contro i Sanniti.
TRAGEDIE DI ACCIO: CARATTERISTICHE. Le tragedie di Accio sono efferate, dalle tinte cariche e grandiose, della sonorità e magniloquenza di stile. Nell’Atreus il protagonosta imbandisce le carni dei figli al fratello Tieste, dopo averle cotte all’ardore della fiamma, con i muscoliinfilzati negli spiedi. L’ignaro Tieste mangia la carne dei figli e ne divene la tomba. Di Atreo è celebre la frase che Caligola amava ripetere: “oderint dum metuant”, cioè “mi odino purché mi temano”. La tragedia di Atreo è piena di orrore, violenza e atroce cannibalismo. Lo stesso vale per Tereus, in cui il re mangia le carni del figlio Iti, imbandite dalla moglie Procne e dalla cognata Filomela, da lui violentata. Il teatro di Accio vuole suggerire passioni smisurate, che rivolge lo sguardo verso un mondo pieno di situazioni abnormi, lontane dalle realtà. Lo tile è teso, vibrante, pieno di immagini turgine e vocaboli rari.

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