Verrinae, Actio Prima, 11 - Studentville

Verrinae, Actio Prima, 11

Nunc ego iudices iam vos consulo quid mihi

faciendum putetis. Id enim consili mihi profecto taciti dabitis quod egomet mihi necessario capiendum intellego. Si utar ad

dicendum meo legitimo tempore mei laboris industriae diligentiaeque capiam fructum; et [ex accusatione] perficiam ut nemo

umquam post hominum memoriam paratior vigilantior compositior ad iudicium venisse videatur. Sed in hac laude industriae meae

reus ne elabatur summum periculum est. Quid est igitur quod fieri possit? Non obscurum opinor neque absconditum. Fructum istum

laudis qui ex perpetua oratione percipi potuit in alia tempora reservemus: nunc hominem tabulis testibus privatis publicisque

litteris auctoritatibusque accusemus. Res omnis mihi tecum erit Hortensi. Dicam aperte: si te mecum dicendo ac diluendis

criminibus in hac causa contendere putarem ego quoque in accusando atque in explicandis criminibus operam consumerem; nunc

quoniam pugnare contra me instituisti non tam ex tua natura quam ex istius tempore et causa [malitiose] necesse est istius modi

rationi aliquo consilio obsistere. Tua ratio est ut secundum binos ludos mihi respondere incipias; mea ut ante primos ludos

comperendinem. Ita fit ut tua ista ratio existimetur astuta meum hoc consilium necessarium.

Versione tradotta

Ora appunto, giudici, chiedo il vostro parere su quanto devo fare, e sono certo che acconsentirete taciti

alla decisione che io stesso capisco di dover prendere per necessità. Se sfrutto il tempo che mi è concesso per legge, coglierò

il frutto della mia fatica, della mia attività e della mia diligenza, e con la mia accusa farò sì che nessuno mai, a memoria

d’uomo, risulti essere giunto ad un processo più preparato, più solerte, più agguerrito. Ma in questa fama meritata per la mia

attività c’è il rischio gravissimo che l’imputato sfugga. Che cosa dunque è mai possibile fare? Non è oscuro, credo, né

segreto. Questo frutto della gloria, che si sarebbe potuto ottenere da un discorso continuo e compiuto, riserviamolo ad altra

occasione: ora accusiamo quest’uomo mediante i registri ufficiali, i testimoni, i documenti privati e pubblici, le credenziali.

Tutta questa faccenda avrò da sbrigarmela con te, Ortensio: lo dirò apertamente. Se pensassi che tu in questa causa lotti con

me parlando in difesa e infirmando le imputazioni, mi impegnerei anch’io parlando in accusa e sviluppando le imputazioni. Ma

ora, poichè ti sei proposto di farmi guerra non tanto secondo il tuo naturale ufficio di difensore quanto piuttosto secondo la

particolare circostanza e situazione di costui, è necessario opporsi con qualche espediente a tale intento. Il tuo intento è di

incominciare a rispondermi dopo i due ludi, il mio invece è di giungere al rinvio prima dei primi ludi. Ne conseguirà che

codesto tuo intento sia considerato astuto, questo mio espediente necessario.

  • Letteratura Latina
  • Verrinae di Cicerone
  • Cicerone

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti