Ad Familiares, V, 6 - Studentville

Ad Familiares, V, 6

AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE TRADOTTA – TESTO LATINO. Cum ad me Decius librarius venisset egissetque mecum, ut operam darem, ne tibi hoc tempore succederetur,

quamquam illum hominem frugi et tibi amicum existimabam, tamen, quod memoria tenebam, cuiusmodi ad me litteras antea misisses,

non satis credidi homini prudenti, tam valde esse mutatam voluntatem tuam; sed, posteaquam et Cornelia tua Terentiam convenit

et ego cum Q. Cornelio locutus sum, adhibui diligentiam, quotiescumque senatus fuit, ut adessem, plurimumque in eo negotii

habui, ut Q. Fufium tribunum pl. et ceteros, ad quos tu scripseras, cogerem mihi potius credere quam tuis litteris. Omnino res

tota in mensem Ianuarium reiecta erat, sed facile obtinebatur. Ego tua gratulatione commotus, quod ad me pridem scripseras

velle te bene evenire, quod de Crasso domum emissem, emi eam ipsam domum HS. XXXV aliquanto post tuam gratulationem; itaque

nunc me scito tantum habere aeris alieni, ut cupiam coniurare, si quisquam recipiat, sed partim odio inducti me excludunt et

aperte vindicem coniurationis oderunt, partim mihi non credunt et a me insidias metuunt nec putant ei nummos deesse posse, qui

ex obsidione feneratores exemerit. Omnino semissibus magna copia est; ego autem meis rebus gestis hoc sum assecutus, ut bonum

nomen existimer. Domum tuam atque aedificationem omnem perspexi et vehementer probavi. Antonium, etsi eius in me officia omnes

desiderant, tamen in senatu gravissime ac diligentissime defendi senatumque vehementer oratione mea atque auctoritate commovi.

Tu ad me velim litteras crebrius mittas.

Versione tradotta

AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE DI LATINO TRADOTTA - TRADUZIONE. M. Cicerone

saluta P.Sestio L.F.Proquestore
Essendo venuto da me il segretario Decio e avendo parlato con me affinchè mi adoperassi a

non ti si supplisse in questo tempo (non fossi supplito), sebbeno io stimavo quell'uomo un galantuomo e tuo amico, tuttavia,

poichè mi ricordavo di che tipo di lettere mandasti a me prima, non credetti abbastanza a quell'uomo che la tua volontà era

cambiata così radicalmente. Ma dopo che la tua Cornelia incontrò Terenzia, e io parlai con Q. Cornelio, mi adoperai , ogni

volta che ci fu il senato, io ci andai, ed ebbi molti affari in quelo affinchè portassi Q. Fufio,il tribuno della plebe, e gli

altri ai quali tu avevi scritto a credere a me piuttosto che alle tue lettere. Tutto l'affare era stata totalmente

rimandata al mese di Gennaio, ma si otteneva facilmente. Io, spinto dal tuo ringraziamento, poichè mi avevi scritto prima che

tu speravi che io avevssi comprato una casa da Crasso, io comprai quella stessa casa per 3500000 sesterzi, un pò dopo il tuo

ringraziamento. Perciò ora so che io ho così tanto debito altrui che potrei desiderare di congiurare, se qualcuno lo

accettasse; ma, in parte indotti dall'odio, mi escludono e odiano che io mi vendichi aperatmente della congiura, in parte

non mi credono e hanno paura delle insidie da parte mia e non pensano che a quello possano mancare i soldi, che aveva preso

dagli usurai dall'assedio. C'è dappertutto una grande abbondanza di semiassi. PErò io, fatte le mie cose, ho proseguito

con questa cosa, affinchè io sia stimato un buon uomo.
Ispezionai la tua casa e tutta la costruzione e la esaminai

moltissimo. inoltre difesi Antonio in senato gravissimamente e molto diligentemente, sebbene tutti desiderano nei miei confonti

i suoi doveri, e commossi il senato molto con la mia orazione e autorità. Vorrei che tu mi mandassi delle lettere più

frequentemente.

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