AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE TRADOTTA – TESTO LATINO. Tullius s.d. Terentiae suae 1) Si tu Tullia,
lux nostra, valetis, ego et suavissimus Cicero valemus. Pr. Idus Oct. Athenas venimus, cum sane adversis ventis usi essemus
tardeque et incommode navigassemus. De nave exeuntibus nobis Acastus cum litteris presto fuit uno et vigesimo die, sane
strenue. Accepi tuas litteras, quibus intellexi te vereri ne superiores mihi redditae non essent. Omnes sunt redditae,
diligentissimeque a te perscripta sunt omnia, idque mihi gratissimum fuit. 2) Neque sum admiratus hanc epistulam, quam Acastus
attulit, brevem fuisse ; iam enim me ipsum expectas, vive non ipsos, qui quidem quam primum ad vos venire cupimus, etsi, in
quam rem publicam veniamus, intellego. Cognovi enim ex multorum amicorum litteris, quas attulit Acastus, ad arma rem spectare.
Vos meas suavissima et optatissima Terentia, si nos amatis, curate ut valeatis. Vale. Athenis a.d. XVII K. Novemb.
Versione tradotta
AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE DI LATINO - TRADUZIONE. Tullio saluta la sua
Terenzia 1) Se tu e Tullia, nostra luca, state bene, io ei dolcissimo Cicerone stiamo in buona salute. Il 14 ottobre veniamo ad
Atene, avendo fatto uso con giudizio dei venti avversi e avendo navigato lentamente e poco convenientemente. Acasto a noi che
scendavamo dalla nave venne incontro molto velocemente con in mano una lettera dopo venti giorni. Ricevetti la tua lettera, con
la quale ho capito che temevi che le precedenti non mi fossero state recapitate. Tutte recapitate e molto diligentemente furono
tutte scritte da te e ciò mi fu molto grato. 2) Né mi ha meravigliato che questa lettera la quale portò Acasto fosse breve.
Infatti tu già aspetti me, anzi noi che desideriamo certamente venire da voi quanto prima, anche se mi rendo conto in quale
repubblica viviamo. Ho saputo infatti, dalle lettere di molti amici, che la situazione volge alle armi. Voi abbiate cura della
mia dolcissima e buonissima Terenzia se ci amate. Salve. Atene 16 ottobre.
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