AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE DI LATINO – TESTO LATINO. Andricus postridie ad me venit, quam exspectaram; itaque habui noctem plenam timoris ac miseriae. Tuis
litteris nihilo sum factus certior, quomodo te haberes, sed tamen sum recreatus. Ego omni delectatione litterisque omnibus
careo, quas ante, quam te videro, attingere non possum. Medico mercedis quantum poscet promitti iubeto: id scripsi ad Ummium.
Audio te animo angi et medicum dicere ex eo te laborare: si me diligis, excita ex somno tuas litteras humanitatemque, propter
quam mihi es carissimus; nunc opus est te animo valere, ut corpore possis: id quum tua, tum mea causa facias, a te peto.
Acastum retine, quo commodius tibi ministretur. Conserva te mihi: dies promissorum adest, quem etiam repraesentabo, si
adveneris. Etiam atque etiam vale. III Idus h. VI.
Versione tradotta
AD FAMILIARES DI CICERONE, VERSIONE DI LATINO TRADOTTA - TADUZIONE. Andrico è giunto il giorno dopo rispetto a quando l'aspettavo; pertanto ho
trascorso una notte piena di timore e di angoscia. Dalle tue lettere non sono affatto rassicurato sulla tua salute, ma
sollevato sì. Per parte mia sono privo di ogni piacere che mi viene dagli studi letterari a cui non sono in grado di dedicarmi
prima di averti visto. Fa' promettere al medico quanto onorario chieda. L'ho scritto a Ummio. Sento dire che ti tormenti
nell'animo e che il medico dice che questa è la causa del tuo malanno. Se mi vuoi bene, scuoti dal torpore la tua cultura
letteraria e la tua sensibilità, perché mi sei molto caro. Ora è necessario che tu stia bene nell'animo per poterlo essere
anche nel corpo. Ti chiedo di farlo sia per te che per me. Trattieni Acasto, per essere meglio servito. Riguardati per me. Il
giorno della promessa è vicino, che anzi anticiperò se verrai. Ancora una volta (tanti saluti) (e) stammi bene. 2 aprile, verso
mezzogiorno.
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