Hoc cum moliretur peteretque a Pharnabazo, ut ad regem mitteretur, eodem tempore Critias ceterique tyranni
Atheniensium certos homines ad Lysandrum in Asiam miserant, qui eum certiorem facerent, nisi Alcibiadem sustulisset, nihil
earum rerum fore ratum, quas ipse Athenis constituisset: quare, si suas res gestas manere vellet, illum persequeretur. His Laco
rebus commotus statuit accuratius sibi agendum cum Pharnabazo. Huic ergo renuntiat, quae regi cum Lacedaemoniis essent, nisi
Alcibiadem vivum aut mortuum sibi tradidisset. Non tulit hunc satrapes et violare clementiam quam regis opes minui maluit.
Itaque misit Susamithren et Bagaeum ad Alcibiadem interficiendum, cum ille esset in Phrygia iterque ad regem compararet. Missi
clam vicinitati, in qua tum Alcibiades erat, dant negotium, ut eum interficiant. Illi cum ferro aggredi non auderent, noctu
ligna contulerunt circa casam eam, in qua quiescebat, eaque succenderunt, ut incendio conficerent, quem manu superari posse
diffidebant. Ille autem ut sonitu flammae est excitatus, etsi gladius ei erat subductus, familiaris sui subalare telum eripuit.
Namque erat cum eo quidam ex Arcadia hospes, qui numquam discedere voluerat. Hunc sequi se iubet et id, quod in praesentia
vestimentorum fuit, arripit. His in ignem eiectis flammae vim transiit. Quem ut barbari incendium effugisse viderunt, telis
eminus missis interfecerunt caputque eius ad Pharnabazum rettulerunt. At mulier, quae cum eo vivere consuerat, muliebri sua
veste contectum aedificii incendio mortuum cremavit, quod ad vivum interimendum erat comparatum. Sic Alcibiades annos circiter
XL natus diem obiit supremum.
Versione tradotta
Si dava
dunque da fare per questo piano e chiedeva a Farnabazo di essere inviato dal re; nel medesimo tempo però Crizia e gli altri
tiranni degli Ateniesi avevano mandato uomini fidati in Asia da Lisandro per avvisarlo che se non avesse tolto di mezzo
Alcibiade, nessuno dei provvedimenti da lui presi per Atene sarebbe stato duraturo; per cui se voleva che la sua opera
rimanesse, doveva dargli la caccia. Lo Spartano, impressionato da questa notizia, stabilì di trattare in modo più stretto con
Farnabazo. Dunque gli fa sapere che l'alleanza tra gli Spartani ed il re sarebbe stata annullata se non gli avesse
consegnato vivo o morto Alcibiade. Il satrapo non seppe tener testa a costui e preferì violare lo spirito di umanità che vedere
diminuita la potenza del re. Così mandò Susamitre e Bageo ad uccidere Alcibiade, mentre lui era in Frigia e si apprestava ad
andare dal re. Gli inviati incaricano segretamente alcuni che abitavano vicino ad Alcibiade, di ucciderlo. Siccome quelli non
osavano attaccarlo con le armi, di notte accatastarono della legna intorno alla capanna in cui dormiva e le dettero fuoco in
modo da uccidere con le fiamme quello che non erano sicuri di poter vincere con la spada. Ma lui come fu svegliato dal crepitio
delle fiamme, sebbene gli fosse stata portata via la spada, afferrò da un amico lo stiletto che portava sotto l'ascella:
c'era infatti con lui un ospite dell'Arcadia che non aveva voluto mai separarsi da lui. Gli ordina di seguirlo e arraffa
tutte le vesti che in quel momento poté trovare. Gettatele sul fuoco, poté sfuggire alla violenza delle fiamme. Quando i
barbari videro che era sfuggito all'incendio, scagliarono da lontano dei dardi e lo uccisero e portarono la sua testa a
Farnabazo. Ma la donna che viveva abitualmente con lui, lo coperse con la sua veste muliebre e lo cremò, morto,
nell'incendio dell'edificio, suscitato per anilientarlo da vivo. Così morì Alcibiade all'età di circa quaranta
anni.
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Alcibiades) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus