Il 2 febbraio 1885 nasceva a Firenze Aldo Giurlani, noto con il suo nome d’arte Aldo Palazzeschi, uno degli autori italiani più interessanti. Palazzeschi si dedicò alla letteratura dopo aver frequentato una scuola di recitazione. Dopo essere stato costretto, durante la guerra, all’esperienza militare, visse nel dopoguerra una vita appartata e solitaria, rimanendo estraneo al fascismo e impegnandosi soprattutto in un’attività di narratore, che gli guadagnò i favori del pubblico. Collaborò dal 1926 al Corriere della sera.
Visse a Firenze fino al 1950, anno in cui si trasferì a Roma. Nel 1957 gli fu consegnato dall’Accademia dei Lincei il premio internazionale Feltrinelli per la letteratura; nel 1960 gli venne conferita dall’università di Padova la laurea in lettere honoris causa.
Molto cercate in rete sono le sue poesie (celebre quella sulla fontana malata). Noi vi proponiamo cinque suoi testi, forse meno noti.
- È in fondo alle scale | l’enorme lanterna | di ferro battuto | dalla luce eterna | che tutto il suo fuoco à spremuto. | Lanterna dalla luce eterna, | non potresti rischiarare, | per un poco, per un poco, | la via d’un sopravvissuto? | Io son breve, | tu sei eterna, | mia lanterna | un po’ di foco! (da La lanterna, Poemi)
- Io metto una lente | davanti al mio cuore | per farlo vedere alla gente. | Chi sono? | Il saltimbanco dell’anima mia. (da Chi sono?, Poemi)
- Quanti pensano al passato | e quanti pensano all’avvenire, | al presente non pensa nessuno: | perché? | Perché il presente | ci pensa da sé. (Vita dei tempi, in Via delle cento stelle)
- Sfondano il cielo d’ovatta, | da morbide fessure, | (come dev’esser caldo il cielo!) | e cadono a piombo sulla terra | tante losanghe nere. | Ogni fessura si dilata e si riserra. | (Come dev’esser nera la terra!) | non ho la forza di pensare. | Un mazzo di candidi gigli è sbocciato | dal nero calamaio. | Non ho il coraggio di tuffare. (da Ghiacciato, Poesie)
- Sono nulla | dice il primo con durezza | e nulla varrà | a farmi diventar qualcosa. | Son qualcosa | dice il secondo con tristezza | ma tutto varrà | a farmi diventare nulla. | Dice un terzo | dalla voce appiccicosa: | sono una faccenda assai bruttina | ma sarò di una fulgida bellezza | quando non mi vedrete più. | Sorge dal fondo una voce misteriosa | che non è di persona: | quello che siete | lo so soltanto io | e vi rispondo: cuccù! (Gara fra amici, in Via delle cento stelle)
- Tesine