ALESSANDRO MANZONI: VITA E OPERE. Alessandro Manzoni, l’autore de I Promessi Sposi, è figlio del conte Pietro Manzoni e di Giulia Beccaria, e nipote del grande giurista Cesare Beccaria ed è stato uno degli esponenti più importanti del Romanticismo. La madre nel 1782 si separa dal marito e successivamente si trasferisce a Parigi con Carlo Imbonati, il personaggio a cui Parini aveva dedicato l’ode L’educazione. Il Manzoni consegue i suoi primi studi presso i padri somaschi e barnabiti, ma successivamente inizia ad avvicinarsi al pensiero illuminista. Nel 1801 compone Il trionfo della libertà, un poemetto in cui prevalgono le sue idee giacobine e anticlericali: esso infatti celebra la sconfitta del dispotismo e della superstizione grazie alla Repubblica Cisalpina di Napoleone. Nelle prime opere del Manzoni sono evidenti le influenze del Neoclassicismo: si tratta di sonetti, quattro Sermoni e l’idillio Adda (1803), dedicato a Vincenzo Monti. Dopo la morte di Carlo Imbonati, avvenuta nel 1805, si reca a Parigi, dove scrive e pubblica il carme In morte di Carlo Imbonati (1806), un dialogo morale che ricorda un po’ il Parini. Rimane a Parigi fino al 1810, e qui si accosta all’ambiente degli ideologi, i quali vagliano in forma critica tutto il pensiero illuminista. Da essi Manzoni acquisisce le abitudini mentali, come il rigore del ragionamento e la propensione per l’analisi psicologica. L’ultima opera di questo periodo è Urania (1809), un poemetto mitologico in versi sciolti dal sapore neoclassico.
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OPERE DI MANZONI: DAGLI INNI SACRI ALLE TRAGEDIE. Nel 1808 Manzoni sposa con rito calvinista la giovane (16 anni) ginevrina Enrichetta Blondel, la cui fede aveva spinto Alessandro ad approfondire la problematica religiosa. Nel 1810 Manzoni ed Enrichetta si convertono al cattolicesimo, e questa conversione si riflette sulla produzione letteraria dell’autore. Manzoni abbandona il Neoclassicismo e va alla ricerca di altre strade espressive: la prima opera dopo la conversione è costituita dagli Inni Sacri, con cui l’autore intende celebrare le principali festività dell’anno liturgico e insieme offrire un esempio di lirica nuova, corale e oggettiva: il punto di vista è quello de fedeli, ma la tematica riguarda la storia del Cristianesimo, una realtà quindi oggettiva. Inizialmente gli inni dovevano essere dodici, tuttavia ne sono stati composti solo cinque:
- la Risurrezione (1812)
- il Nome di Maria (1812-13)
- il Natale (1813)
- la Passione (1814-15)
- la Pentecoste (1822, terza stesura)
Le tematiche e il punto di vista di queste liriche si collegano al Romanticismo, anticipando le dichiarazioni dell’autore riguardo al suo avvicinarsi alla poetica romantica del 1816.
Per quanto riguarda l’interesse di Manzoni per la tragedia, questo è connesso alla lettura di Shakespeare, di Goethe e di Schiller. Data l’influenza romantica, il Manzoni elabora tragedie di valore universale e di ampie dimensioni storiche.
- Comincia con Il conte di Carmagnola (1820), tragedia accompagnata e pubblicizzata dalle polemiche letterarie dopo l’abbandono delle unità aristoteliche di tempo e di luogo. Questa tragedia è incentrata su un episodio della guerra tra Milano e Venezia nel XV secolo: in essa troviamo la denuncia della violenza e della cecità della ragion di Stato e l’uso del coro come spazio per la riflessione e la meditazione su determinate tematiche.
- La seconda tragedia, Adelchi (1822), è ambientata nel Medioevo ed è incentrata sulla fine della dominazione dei Longobardi e la sconfitta di re Desiderio da parte di Carlo Magno. In essa predomina la contrapposzione tra gli eroi di forza e gli eroi della fede. Particolarmente significativi sono i cori (in realtà due liriche) dell’Adelchi, in cui Manzoni affronta il tema politico della libertà, negata agli italiani, e il tema della “provvida sventura”, che diventerà centrale nei Promessi Sposi. Il Manzoni accompagna la tragedia con una ricerca storica sui Longobardi: i Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia (1822).
Manzoni affronta inoltre problematiche riguardo al teatro e alle sue scelte in un testo importante, scritto nel 1820 e pubblicato, in seguito alla revisione dell’amico Fauriel, nel 1823: è la Lettre à M. Chauvet sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie. Qui il Manzoni spiega perché non utilizza le unità aristoteliche e fa una riflessione sulla verità storica e la funzione morale della letteratura.
Nel 1819 scrive inoltre le Osservazioni sulla morale cattolica (elaborate fino al 1855), un prezioso documento della sensibilità psicologica del Manzoni. Nel 1823 scrive (ma pubblica solo nel 1846) la Lettera sul Romanticismo, fornendo un’importante base teorica al movimento.
Manzoni si cimenta anche nella lirica civile. Tra queste, Marzo 1821 è un esempio di ballata romantica che si basa sui moti patriottici del 1821, mentre Il cinque maggio (1821), sulla morte di Napoleone, è un testo intenso che riflette sull’influenza della Provvidenza sulla storia.
ALESSANDRO MANZONI: I PROMESSI SPOSI. Le liriche e la tragedia si erano rivelate incapaci ad offrire una scrittura comprensibile a tutta la popolazione: dunque, ad un certo punto Manzoni si orienta verso un genere letterario romantico, capace di far presa su un largo pubblico: il romanzo storico de I promessi Sposi. A ciò contribuisce anche la suggestione dei romanzi di Walter Scott e in particolare dell’Ivanhoe, ma anche la lettura dell’Historia patria del milanese Giuseppe Ripamonti. Il Manzoni lavora al suo romanzo per ben 20 anni:
- Una prima redazione, sconosciuta fino al 1915, che premde il nome di Fermo e Lucia, occupa il periodo tra il 24 aprile 1821 e il 17 settembre 1823.
- Subito dopo l’autore revisiona tutto il materiale, eliminanzo le parti sulla riflessione riguardo al lavoro letterario e, attraverso il titolo provvisorio di Sposi Promessi, arriva al titolo definitivo, I promessi sposi, e alla prima edizione a stampa (in tre tomi) realizzata tra il 1825 e il 1827 a Milano.
- Subito dopo progetta una revisione sostanzialmente linguistica del romanzo, eliminando i troppi lombardismi o francesismi e, dopo varie modifiche, si orienta sul Toscano colto, cercando di trovare la lingua “nazionale. A tal proposito si reca a Firenze nel 1827, allo scopo di “risciacquare i panni in Arno”.
- Problemi familiari e di salute ritardano fino al 1840-1842 la seconda edizione, quella definitiva; uscita a dispense, reca un nuovo sottotitolo, Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta. In appendice alla seconda edizione viene pubblicata, in edizione allungata rispetto all’originaria Appendice, la Storia della colonna infame, che, prendendo spunto dalle vicende della peste del 1630 narrate nel romanzo, ricostruisce in modo documentario gli eventi e in particolare il processo agli untori, per concludere con la condanna dei giudici.
Il romanzo, ambientato nei dintorni di Lecco, a Milano e nel Bergamasco, negli anni tra il 1628 e il 1630, è incentrato sulla tematica tradizionale dell’amore contrastato di due giovani che, dopo una serie di peripezie, riescono a sposarsi. Non ci sono gli elementi erotici e le avventure sono ridotte all’essenziale, ma prevalgono valori etici e religiosi molto forti. La realtà sociale descritta è carica di elementi negativi, e rivela nuove figure sociali che si affacciano nell’Ottocento. I promessi Sposi parlano di rapporti di forza nella storia, del riscatto dell’individuo e della natura decaduta che si salva. Dio agisce e dà senso alla sofferenza. La novità dell’opera sta però nel piano linguistico: con I Promessi Sposi Manzoni dà all’Italia una lingua nazionale, dando il suo contributo all’Unità d’Italia. La lingua dei Promessi Spos è diventata la lingua delle grammatiche e dei dizionari, un modello per gli scrittori successivi.
ALESSANDRO MANZONI: GLI SCRITTI LINGUISTICI. Cotemporaneamente al percorso verso l’edizione definitiva dei Promessi sposi, Manzoni sviluppa una serie di riflessioni teoriche sulle questioni linguistiche: scrive i trattati Sentir messa (pubblicato solo nel 1923) e Sulla lingua italiana, con cinque redazioni, ma rimasto incompiuto. Altri scritti difendono il fiorentino come unica lingua nazionale: la relazione al ministro della Pubblica Istruzione Emilio Broglio, Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla (1868), e gli scritti Lettera intorno al libro “De vulgari eloquio” di Dante Alighieri, Lettera intorno al vocabolario (1868) e Lettera al marchese Alfonso della Valle di Casanova (1871).
BIOGRAFIA ALESSANDRO MANZONI: GLI ULTIMI ANNI. Nel 1860 Manzoni viene nominato senatore da Vittorio Emanuele II, partecipando così alla proclamazione del Regno d’Italia; nel 1864 vota a favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze e, liberata Roma, accetta la cittadinanza del Comune laico (1872). La sua vita è segnata da grandi dolori: la morte di Enrichetta (25 dicembre 1833), quella della seconda moglie Teresa Borri (1861) e di ben otto dei dieci figli. Per la sua morte, avvenuta il 22 maggio 1873 a Milano, Giuseppe Verdi compone la Messa da requiem.
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