Cum Vespas prandebat quondam, canis extrarius e trivio manum humanam portavit mensaeque subiecit. Ubi cenabat rursus bos arator decussit iugum et in triclinium irrupit, ac ministros fugavit et quasi repente defessus procidit ad futuri principis pedes cervicemque summisit. Arbor quoque cupressus in agro avito sine vi tempestatis evulsa radicitus atque prostrata est, postero die viridis ac firma resurrexit. Nuntiabantur et ex urbe praesagia. Tradunt Neronem diebus ultimis monitum per quietem esse, ut tensam Iovis Optimi Maximi e sacrario in domus Vespasiani et inde in circum deduceret; ac non multo post, cum comitia secundi consulatus Galba habebat, statuam Divi Iulii ad Orientem sponte conversam esse; acieque Betriacensi, prius quam commissa est, duas aquilas in conspectu omnium conflixisse, et, postquam altera victa est, supervenisse tertiam ab solis exortu ac victricem abegisse.
Versione tradotta
Un giorno, mentre Vespasiano pranzava,un cane randagio portò da un incrocio una mano umana e la mise sotto la mensa. Di nuovo, mentre cenava, un bue da aratro si libero del giogo e irruppe nella sala da pranzo, mise in fuga i servitori e come all'improvviso senza forze cadde ai piedi dell'imperatore e offrì il collo. Anche un albero di cipresso, nel podere del nonno, fu divelto dalle radici e gettato a terra senza una causa, e il giorno dopo si eresse verde e fermo. Venivano annunciati presagi anche da Roma. Si narra che Nerone durante gli ultimi giorni fu avvertito attraverso un sogno, di portar via il carro sacro di Giove Ottimo Massimo dal santuario verso le dimore di Vespasiano e da lì verso il circo; e non molto tempo dopo, quando Galba aveva i comizi del secondo consolato, la statua del divino Giulio si
voltò spontaneamente verso oriente; e nella schiera della Battriana, prima che si combattesse, due aquile
combatterono al cospetto di tutti, e, dopo che una venne sconfitta, sopraggiunse una terza allo spuntar del
sole e portò via la vincitrice.
- Letteratura Latina
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