Amores, II, 12, 1-16 - Studentville

Amores, II, 12, 1-16

Ite triumphales circum mea tempora laurus!

vicimus: in nostro est, ecce, Corinna sinu,
quam vir, quam custos, quam ianua firma, tot hostes,
servabant, nequa

posset ab arte capi!
haec est praecipuo victoria digna triumpho,
in qua, quaecumque est, sanguine praeda

caret.
non humiles muri, non parvis oppida fossis
cincta, sed est ductu capta puella meo!
Pergama cum caderent

bello superata bilustri,
ex tot in Atridis pars quota laudis erat?
at mea seposita est et ab omni milite dissors

gloria, nec titulum muneris alter habet.
me duce ad hanc voti finem, me milite veni;
ipse eques, ipse pedes,

signifer ipse fui.
nec casum fortuna meis inmiscuit actis —
huc ades, o cura parte Triumphe mea!

Versione tradotta

Che mi cingano il capo degli

allori del trionfo! Abbiamo vinto noi: ecco Corinna tra le nostre braccia. E quale schiera di nemici la sorvegliava- il

guardiano, l'amante, una robusta porta- perchè nessuna strategia potesse catturarla! La vittoria che sopra tutte èdegna di

trionfo è quella in cui la preda, qualunque preda, non ha prezzo di sangue. Non sono state conquistate delle modeste mura o

cittadelle cinte da piccoli fossati, ma èstata conquistata una ragazza, sotto la mia guida! Quando cadeva Troia, domata da una

guerra decennale, fra tanti eroi, quale parte d'onore andò agli Atridi? Ma qui la gloria è riservata solo a me, non tocca da

altri combattenti, e nessun altro può avanzre diritti. Ho fatto il generale e il semplice soldato, nel compimento

dell'impresa, ho fatto il cavaliere e il fante, ho fatto il porta-insegne. neppure la fortuna ha messo i buoni uffici in

questa azione: a me dunque il trionfo che ho guadagnato con la mia Virtù.

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