Il concetto di “eterno ritorno” è espresso da Friedrich Nietzsche (1844-1900) per criticare la falsa morale greco-occidentale dominante. E’ un concetto paradossale che svela il carattere negativo della dottrina del “tempo lineare” e afferma la possibilità che l’uomo viva la propria esistenza secondo “amor fati”. Come, in “Così parlo Zarathustra”, il “pastore” può mordere il serpente (il tempo) per non essere soffocato, allo stesso modo l’uomo può spezzare lo scorrere lineare del tempo e dominare la propria vita. Così, inoltre, l’ “oltreuomo” può annullare il carattere soffocante dei valori morali tradizionali, abbracciare una nuova immagine del mondo ed affermare il proprio attaccamento alla realtà. Vivere l’“eterno ritorno” è possibile per chi non teme la continua ripetizione di una vita perché essa viene pienamente vissuta: è la concretizzazione del “nichilismo attivo” che ribalta a proprio favore la materialità dell’esistenza e il fatto che le composizioni meccaniche della materia si esauriscono e l’uomo è destinato a vivere, infinte volte, in simili scenari, punti di arrivo e di partenza: ciò che accade è il “ritorno” di ciò che è già accaduto e così sarà per ciò che accadrà. La sola differenza è affidata al modo con cui ogni individuo riesce a diventare l’artefice e il protagonista di questa verità.
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