La scelta in quanto carattere essenziale dell'esistenza deriva il Kierkgaard dalla convinzione che, se l'animale ha un'essenza e che la scienza in virtù del fatto che l'essenza è regno del necessario, ne cerca le leggi, l'esistenza è invece il regno del divenire e della libertà. Il modo dell'esistere non dipende pertanto da condizioni di necessità formulate da leggi, ma dalla possibilità.
Per Kierkgaard tutto "è egualmente possibile"; l'esistenza è pertanto poter-essere, possibilità di scegliere e di perdersi. Questa possibilità, però, viene vissuta come "minaccia del nulla", così che la realtà altro non è che esistenza vissuta come "possibilità" e "angoscia". L'angoscia, che deriva dalla scelta del possibile, si fa puro sentimento e può essere molto più dolorosa e terribile della realtà. Il possibile, in quanto scelta, corrisponde al futuro e il futuro, in termini di tempo, è possibile. L'angoscia della scelta caratterizza l'esistenza umana, la forma e "distrugge tutte le finitezze scoprendo tutte le loro illusioni". Occorre dare un'impostazione positiva a questa condizione per consentire all'angoscia della scelta di scacciare "i pensieri finti e gretti" senza cedere alla tentazione del suicidio.
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