Antiquitus magna aprorum et luporum copia agros et vicos italiae longe ab oppidis infestabat.Nota est luporum saevitia,cum famelici sunt.Lupi plerunque in silvis vivebant inter arbusta et dumos,sed saepe ex latebris suis evadebant,proximos agros invadebant et ad vicos vel ad villas agricolarum accedebant,quia cibi inopia laborant.Tunc ex stabulis et ex saeptis teneros agnos,capellas timidas vel etiam parvos vitulos raptabant,membra miserae praedae diripiebant,lacerabant et vorabant.Deinde ad lustra sua revertebant et reliqua frustula cruentae praedae ed catulos suos apportabant.Etiam milvorum e aquilarum pericula miseri agricolae timebant.Nam aquilae,cum de caelo repente devolabant gallinas et pullos ex villarum areis raptabant et in altum ad nidos suos extollebant et pullis suis horridum cibum praebebant.In tantis periculis nullum aerumnosis villarum icolis subsidium erat.Vulpeculae contra ad suas insidias adhibent fallaciam et silentium:nam noctu in gallinaria tacite intrant et clam pullos eripiunt.
Versione tradotta
Anticamente un'abbondanza di cinghiali e lupi infestava lontano dalle città i borghi d'Italia. E' nota la ferocia dei lupi, quando sono affamati. Per la maggior parte i lupi vivevano nei boschi tra gli arbusti e i cespugli, ma spesso uscivano dai loro nascondigli, invadevano i campi vicini e si avvicinano o borghi e alle case dei contadini, poichè soffrivano la scarsezza di cibo. Allora rapivano dalle stalle e dai recinti, i teneri agnelli, le timide caprette o anche i piccoli vitelli, laceravano le misere carni della preda, smembravano e inghiottivano. Poi ritornavano ai loro covi e trasportavano i restanti bocconi della preda sanguinante e i suoi cuccioli. I poveri contadini temevano anche i pericoli di aquile e dei falchi. Infatti le aquile, quando volavano giù dal cielo velocemente rapivano le galline e i polli dalle aree delle ville e si elevavano in alto verso i propri nidi e davano cibo disgustoso ai loro piccoli. Nei tanti pericoli non c'era alcun sostegno per gli abitanti agitati delle case. Le piccole volpi impiegavano il silenzio e l'inganno contro le loro insidie: infatti di notte entrano silenziosamente e nascostamente nei pollai.
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