BIOGRAFIA DELL’AUTORE: LEV TOLSTOJ
Scrittore russo (Jasnaja Poljana, Tula, 1828 – Astapovo, Rjazan, 1910). Se Puskin è, a ragione, considerato il più grande poeta russo, indubbiamente Tolstoj resta il massimo narratore del suo Paese e uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi per l'originalità, la potenza dell'espressione, la finezza dell'indagine psicologica, la pienezza della sua Weltanschauug.
Soldato, egli combatté, di ritorno dal Caucaso, nell'armata danubiana contro i Turchi e partecipò alla difesa della città. L'artista deve "tenere conto soprattutto del primo". Con superbo realismo egli rappresenta l'inconciliabile divisione tra mondo dei proprietari e dei contadini e ne capisce e riferisce la ragione. Basti rifarsi a quanto annota nel 1856 di fronte al rifiuto dei suoi contadini di accettare l'affrancamento al servaggio da lui offerto. T. ha già rivelato il segno più alto della sua arte, la capacità di intendere il processo psicologico degli altri, ansiosamente alla ricerca di penetrare il mistero dell'esistenza, di trovare le chiavi per riaprire al mondo le porte dell'innocenza, della semplicità naturale della vita. Nella libertà T. vede l'unica possibilità di salvezza dell'uomo. Ne conseguirà la scomunica da parte della Chiesa russa (1901) e la persecuzione dello zar, ma T. aveva visto perfettamente la prevaricazione del secondo e la miseria della prima, volta a conservare il proprio privilegio, e cercò di riportare la semplicità nella religione ritraducendo i Vangeli (1880), proponendo il messaggio di Cristo di là dal miracolismo e consegnando Cristo alla semplicità della morte, tema costante nel ciclo naturale della vita. L'unica norma della libertà deve risiedere nella personalità dell'educatore. Considerato uno dei più grandi moralisti dell'Ottocento, T. affrontò i temi del rinnovamento della morale dell'umanità esortando al ritorno alla fede dei primi cristiani, per combattere il male non con la violenza, ma col miglioramento di se stessi.
L'opera fu un quadro della società russa dal 1805 al 1812. Il tema centrale del romanzo nacque dalla sintesi tra l'epopea nazionale russa, coagulata intorno alla battaglia di Borodino, e la sua interpretazione. Qui è il fulcro della concezione filosofica della storia in Tolstoj. Contrario al culto della personalità, all'eroe sostituisce il popolo come forza determinante della storia. Dopo Anna Karenina si dedicò alle opere filosofiche, alle considerazioni pedagogiche e religiose, poi pubblicò La morte di Ivan Ilic (1886) in cui esprime la tensione che domina la sua vita di scrittore: il motivo della morte.
Al teatro diede ancora la commedia I frutti dell'istruzione (1886-89) e il Cadavere vivente (1900), mentre col romanzo Resurrezione espresse la sua più passionale protesta contro la Russia zarista e le sue decadenti istituzioni, dalla famiglia all'amministrazione della giustizia. Polemista indomabile, dopo aver pubblicato Hadji Murat (1904), storia di un orgoglioso capo caucasiano, perseguitato da Stamil e da Nicola I, nel 1908 insorse ancora una volta contro il governo con un articolo aspro, durissimo, Non posso tacere, denuncia delle condanne a morte inflitte dallo zar ad alcuni rivoltosi del 1905.
In disaccordo con la moglie, che non poteva capire le laceranti contraddizioni del suo spirito, volto ormai all'imminenza della morte, a cercare la fine semplice, maestosa, onesta dell'albero, che ha accettato la sua sorte in serena contemplazione della vita, T. lasciò Jasnaja Poljana, alla ricerca di un'umanità semplice in cui rifugiarsi.
ANNA KARENINA
TITOLO DELL’OPERA:
Anna Karenina, romanzo pubblicato tra il 1875 e il 1877 è l’analisi limpida del dramma interiore di una donna fiera e nobile travolta da un amore colpevole che la pone in urto con l’ipocrisia delle istituzioni, con l’incomprensione della società nobile che prima la circondava e che poi la spinge al suicidio.
GENERE:
prevale il romanzo storico.
PERSONAGGI:
ANNA: giovane signora del gran mondo sposata senza amore ad un giovane ufficiale, Karenin. Una donna deliziosa e viva dai capelli neri ondulati, le spalle e le braccia nude e un pensoso appena accennato sorriso sulle labbra coperte di sottile peluria. Espressione di una società raffinata ma incapace di superarsi perché si crede insuperabile.
VRONSKIJ: Ufficiale brillante ma superficiale a cui la vita si presenta piacevole e ricca di sensazioni facilmente intensa, per poi cadere in un drammatico cerchio senza via d’uscita. E infatti, definito con disinvoltura nelle prime pagine come uno di quegli uomini che si sentirebbero disonorati se non pagassero nelle ventiquattr’ore un debito di gioco, ma si dimenticano tranquillamente di saldare il conto del sarto, ufficiale brillante e frivolo, privo in partenza, di ogni mondo interiore, è destinato a conquistarsi, durante tutta la sua sciagurata vita, quest’interiorità fino a rinunziare alla sua carriera e al suo avvenire, fino a vivere solo del suo disagio intimo, senza via d’uscita e a chiudere la partita come soldato di ventura, quando dopo la morte di Anna, si sentirà irrimediabilmente prostrato dall’inganno che è passato su di lui.
LEVIN : è l’uomo dalla vita interiore faticosa, incapace di comunicare con gli altri, scontroso, tormentato da un grande bisogno di affetti e destinato ad elevarsi lentamente ad una positiva comunione con i suoi simili. Tolstoj in Levin trasmette tanta parte di sè stesso.
KITTY: appare una donna serena, sana, capace di venir naturalmente incontro ai bisogni dell’uomo con istintiva saggezza, di elevarsi dalla semplicità fanciullesca alla serietà della vita adulta senza per questo immiserirsi né perdere quel che è di più femminile in lei.
KARENIN: alto ufficiale marito di Anna, cerca sempre di trovare una soluzione per salvare le convenienze. È capace anche di perdonare totalmente e inutilmente la moglie adultera in nome della religione.
SEREZA: figlio di Anna e di Aleksej Alehsandrovic Karenin, affettuoso nutre sempre la speranza di rivedere la madre che tutti dicevano morta. Il suo viso era magro, i capelli corti, il piccolo collo morbido, le spallucce larghe e un sorriso beato.
DOLLY OBLONSHAIA: sorella di Kitty. Sembrava uno di quei personaggi che non hanno problemi e che, per un attimo scoprono l’abisso dell’infinito e preferiscono rimanere a succhiare le gocce del miele che la vita procura loro. È una moglie fedele e rassegnata, esaurita dalle cure della maternità e dall’andamento familiare. Ella è ora chiusa nel suo dolore di madre a causa della perdita del figlio, fissa sulla piccola bara rosa “dalla croce di gallone”.
STEPHAN D’ARCADIC: marito di Dolly gaudente ed infedele ma bonaccione. Non ha cura della famiglia e addossa tutte le responsabilità, preoccupazioni e crisi economiche alla moglie.
Troviamo poi altre due famiglie: quella dei Serbackij, genitori di Kitty e Dolly, vecchia famiglia aristocratica e quella irregolare di un fratello di Levin, Nicolaj, rivoluzionario mancato ed alcolizzato che si è unito ad una donna di bassa estrazione, Maria e che poi finisce consunto.
TRAMA:
Anna, donna nobile che frequenta il gran mondo ad una festa incontra Vronskij, giovane ufficiale e s’innamora di lui. Malgrado tutti i suoi sforzi di volontà tradisce il marito. Non ha però la coscienza di tenerlo nascosto e quando il marito accenna alla confidenza che Anna in quella sera ha dimostrato verso Vronskij invece di negare tutto ammette la sua infedeltà. Aleksej Aleksandrovic, marito di Anna con calma e diplomazia riflette a lungo pensando che sia inopportuno sia sfidare a duello Vronskij sia chiedere il divorzio, ma in nome della Chiesa come buon cristiano porse a chi aveva percosso una guancia l’altra dando la possibilità alla moglie di far tornare tutto come prima e lui avrebbe dimenticato la spiacevole situazione. Però Anna non riesce a sopportare proprio questa bontà d’animo; continua a vedere Vronskij e rimane incinta. Dopo il parto, Anna rischia di morire ma il marito è lì al suo fianco porgendole aiuto e dimostrandole il suo perdono. Ella riesce miracolosamente a guarire e nonostante l’amore che la lega a Sereza, frutto del suo matrimonio con Aleksandrovic, stanca della convivenza col marito abbandona tutto e fugge all’estero con Vronskij e Anny, la figlia appena nata. Ma la natura onesta e diritta procura ad Anna, consapevole della falsa situazione in cui si trova una scelta orribile: la morte. Infatti, si butta sotto un treno.
Intorno ad Anna, in un intreccio di rapporti che è la vita, appare Levin, capo di una azienda agricola e con lui il secolare contrasto tra i signori e i contadini, tipico della vita russa degli anni ’70. Il disagio che sembrava comunicarsi alla terra mal lavorata e non dissodata, agli erpici rotti e non riparati, alle mucche insufficientemente nutrite, questo disagio in Levin si trasformava in crisi. Però con l’apparizione di Kitty nella vita di Levin, la crisi si scioglie e i giorni sono inondati di allegria. Questa gioia venne ad oscurarsi con la morte di Nikolaj, fratello di Levin, l’unico episodio che Tolstoj contrassegna con un titolo “La Morte”, quasi ad indicare nella trasposizione autobiografica, la profonda crisi che egli aveva subito nell’assistere alla morte (“al precipitare inghiottito nel nulla”) del fratello più caro. E in Levin, come in Tolstoj, il tormento si placa ma non si risolve nel mistero di una vita che nasce (Mitija, figlio di Levin). Con riflessioni, meditazioni e pensieri, Levin riesce a trovare la via giusta, la nascita di un sentimento nuovo (“bisogna vivere per l’animo”). Questo sentimento nuovo non lo cambiò interamente né lo rese felice ma riempì di senso ogni momento della sua vita.
CONSIDERAZIONI:
La vicenda narrata ha mordente. La parte più interessante è quando Anna, ormai abbandonata la casa da più di qualche mese, ritorna a Mosca per il compleanno del figlio Sereza, nonostante un possibile incontro sconveniente e penoso con il marito. Nessuno dei camerieri ha la forza di fermarla ma tutti evitano l’incontro con Aleksej senza grossi risultati. Anna, entrata nella camera abbraccia Sereza che le confida di non aver mai creduto alla sua morte come tutti gli dicevano. Anna vuole rimanere là, ma sa che più tempo si trattiene, ancor meno giunge la forza di allontanarsi. Andando contro il suo affetto di madre dice addio al figlio. Uscendo, incontra Aleksej e pur avendo detto che egli è migliore di lei, nel rapido sguardo che gli lancia, un senso di repulsione, di rancore e di invidia per il figlio l’afferra. Una parte che mi ha commossa è stata la decisione estrema di Anna di morire. Mi ha colpito il coraggio diquesto gesto, ma soprattutto la crudeltà verso sè stessa e verso Vronskij, decidendo di punirlo con la sua morte, di farlo soffrire terribilmente. Punisce lui per l’allontanamento da Sereza, per le sue notti insonni, per le sue crisi di nervi. La morte, secondo Anna, è l’unico mezzo per far tornare nel suo cuore l’amore e riportare la vittoria. Non sapeva come sarebbe morta, ma ciò che sapeva era che l’avrebbe fatto ad ogni costo. Arrivata alla stazione, avendo deciso di partire per non rivedere Vronskij e ricordandosi di un guardiano che forse o ubriaco o imbacuccato dal freddo era stato travolto dal treno e morto all’istante, decide di buttarsi sotto quel vagone merci che sta arrivando. Si gettò in ginocchio e in quell’attimo chiede a sè stessa cosa stesse facendo, ma ormai è troppo tardi: qualcosa di enorme, di inesorabile le dà un urto sul capo e la trascina per la schiena.
CONCLUSIONE:
Forse Tolstoj lascia al lettore l’unica possibilità di conclusione: il non ritorno dalla guerra. Dunque, la fine tragica di un amore impossibile, a cui si oppone la ricerca di Dio intrapresa da Levin, che è colpito da un sentimento nuovo, appare come il tema predominante dell’opera.
STILE:
Lo stile è semplice e il linguaggio abbastanza comprensibile, anche se a volte alcuni brevi tratti di discorso sono in lingua francese o tedesca senza traduzione.
Tutto quello che c'è da sapere su Anna Karenina e sul suo autore, Lev Tolstoj:
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