APOLOGIA DI SOCRATE: RIASSUNTO COMPLETO
Chi studia filosofia, sa benissimo che, conoscere e studiare la vita e il pensiero di Socrate sono indispensabile. Per acquisire una buona preparazione in filosofia e perché no, prendere un buon voto all’interrogazione, vi proponiamo un semplice ma esaudiente riassunto dettagliato sull’Apologia di Socrate!
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APOLOGIA DI SOCRATE: RIASSUNTO DETTAGLIATO. Introduzione
Socrate, come sappiamo, non scrisse nulla; non abbiamo una testimonianza diretta né sulla sua vita né sul suo pensiero filosofico. Socrate considerava la filosofia come una continua ricerca e una scoperta attraverso il dialogo con gli altri. Secondo il suo punto di vista, ridurre la filosofia in una mera Teoria o Dottrina, attraverso la scrittura, era sbagliato. Tutte le informazioni sul grande filosofo derivano da fonti indirette, dalle testimonianze di altri autori antichi: Aristofane, Senofonte, Platone, Aristotele. Fra tutte, l’opera di Platone “L’Apologia di Socrate” è certamente la più ricca d’informazioni riguardanti il pensiero del maestro di vita, Socrate.
L’opera appare come un’incondizionata difesa da parte dell’autore, Platone, della figura e dell’insegnamento del suo amato maestro, davanti quelle gravi accuse che lo avevano portato, in seguito al processo, alla morte, ma anche dalle accuse e dalle errate interpretazioni, del pensiero di Socrate da parte dei cosiddetti socratici minori. Quest’apologia nasce, inoltre dalla consapevolezza di una drammatica divisione tra politica e filosofia, che proprio il processo di Socrate aveva messo in luce, e cerca di ristabilirne un nuovo contatto. Nel 399 a. C, dopo aver affrontato il processo, Socrate fu condannato a morte. Scelse di togliersi la vita ingerendo una bevanda a base di cicuta, contornato dai suoi più cari amici con i quali fino alla fine discusse di filosofia.
RIASSUNTO APOLOGIA DI SOCRATE. LA DIFESA E LA CONDANNA
L’Apologia è scritta in forma di dialogo, a parlare è dunque lo stesso Socrate, che, ripercorrendo tutte le fasi del processo e della condanna, fa un’autodifesa. Socrate fu accusato di ateismo, cioè di non credere negli dei riconosciuti nella polis, di empietà, in altre parole di introdurre strane e nuove divinità, e di corruzione dei giovani. L’opera si articola essenzialmente in tre fasi o Discorsi: la prima, dove Socrate ribatte alle accuse mosse contro di lui, la seconda fase corrisponde all’aggiudicazione della pena e la terza fase, la più solenne, in cui Socrate pronuncia il discorso davanti ai giudici cui ribadirà di essere anch’egli convinto dell’esito della sentenza. Socrate durante il processo si difende dalle accuse, dichiarando di voler dire solo quello che è giusto, cioè senza mezzi atti a persuadere la giuria, ad esempio con belle o toccanti parole. Dall’accusa di credere in falsi dei Socrate si difende sostenendo: “Se io credo nelle opere divine, devo credere negli dei”. Dell’accusa di corrompere i giovani, Socrate afferma: “Cercare di persuadere giovani o vecchi a non prendersi troppa cura di corpo e beni materiali prima dell’anima perché questa divenga migliore, e dire loro che la virtù non nasce dalla ricchezza ma da essa deriva ogni bene e ogni ricchezza, per il singolo e gli stati… Un malvagio non può danneggiare un uomo buono.”
Socrate afferma di non essere un maestro, ma anche che non ha mai impedito a nessuno di ascoltarlo, offrendosi a tutti ma senza responsabilità, poiché egli non promette di insegnar nulla. La sua missione è un compito ordinatogli da Dio con segni, oracoli e sogni: “in verità solo Dio è sapiente, e la sapienza umana è ben poca cosa. I giovani mi seguono spontaneamente, ma quest’indagine mi ha fatto nemici”. Socrate dichiara inoltre, che se ha fatto il male, l’ha fatto involontariamente, e in tal caso va solo ammonito. In seguito alla lettura della condanna finale, quando i giudici gli chiedono che pena si sarebbe inflitta, Socrate risponde con ironia, convinto di non aver fatto torti a nessuno, afferma che dovrebbe essere premiato e non punito per l’attività che aveva svolto. Socrate dichiara di preferire la morte piuttosto che rinnegare la giustizia e le sue giuste azioni. Fa l’esempio del coraggioso Achille che nonostante fosse a conoscenza della profezia di morte, scelse di vendicare l’amico Patroclo. “Quando si è fatta la propria scelta o ricevuto un compito, bisogna tenere duro e non temere la morte più del disonore. Temere la morte è credere di esser saggi senza esserlo”.”In battaglia chiunque potrebbe evitare la morte supplicando i nemici. Facile è sfuggire alla morte, difficile sfuggire alla malvagità”
APOLOGIA DI SOCRATE, RIASSUNTO BREVE: CONCLUSIONE
Sebbene Socrate avesse avuto inizialmente alcune possibilità di scelta, per evitare la pena di morte come ammettere la propria colpevolezza e scontare una pena detentiva o ammettere la propria colpevolezza e andare in esilio, egli pur di non tradire i propri ideali e rivendicare la giustizia del proprio comportamento, scelse con serenità la morte. L’Apologia di Socrate di Platone diventò ben presto modello per tutta la filosofia occidentale. L’apologia divenne facilmente modello per i primi cristiani. I primi filosofi cristiani furono chiamati Apologisti, proprio sul modello dell’Apologia di Socrate. L’Apologia Prima e l’Apologia Seconda di Giustino, l’Apologeticum di Tertulliano, sono un esempio di come fi ripreso e riutilizzato il titolo dell’opera di Platone. Per di più, le accuse che erano rivolte ai cristiani erano molto simili a quelli presenti nell’Apologia di Socrate: l’ateismo e l’empietà. La somiglianza delle accuse, fece si che il modello apologetico della difesa fosse facilmente accolto.
Per approfondire: Apologia di Socrate: riassunto
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