Appello di Aderbale al senato - Studentville

Appello di Aderbale al senato

Patres conscripti, Micipsa pater meus moriens mihi praecepit ut eniterer domi militiaeque quam maximo usui esse populo Romano: si ea fecissem, in vestra amicitia exercitum, divitias, munimenta regni me habiturum. Quae cum praecepta parentis mei agitarem, Iugurtha, homo omnium quos terra sustinet sceleratissimus, contempto imperio vestro, Masinissae me nepotem et iam ab stirpe socium atque amicum populi Romani, regno fortunisque omnibus expulit. Nunc exul patria, domo, solus atque omnium rerum egens, quo accedam, aut quos appellem? Nationes an reges, qui omnes familiae nostrae ob vestram amicitiam infesti sunt? Aut quisquam nostri misereri potest, qui aliquando vobis hostis fuit? Virtute ac dis volentibus magni estis et opulenti; omnes vobis oboedientes sunt: qua re facilius socio rum iniurias curare vobis licet. Atque ego igitur ad vos confugi, patres conscripti, quibus pro magnitudine imperii ius et iniurias omnes curae esse decet. Nolite pati me nepotem Masinissae frustra a vobis auxilium petere. Patres conscripti, per vos, per liberos atque parentes vestros, per maiestatem populi Romani, subvenite mihi misero, ite obviam iniuriae, nolite regnum Numidiae, quod vestrum est, per scelus et sanguinem familiae nostrae tabescere».

Versione tradotta

“Senatori, mio padre Micipsa, morendo, mi ha insegnato a sforzarmi in pace e in guerra ad essere della massima utilità possibile al popolo romano: se lo avessi fatto, avrei avuto nella vostra amicizia l’esercito, le ricchezze e le difese del regno. Seguendo questi consigli di mio padre, Giugurta, l’uomo più scellerato di tutti quelli che la terra alimenta, disprezzato il vostro potere, scacciò dal regno e dalle mie ricchezze me, discendente di Massinissa, e alleato e amico del popolo romano fin dalle origini. Ora, esule dalla patria e da casa, solo e bisognoso di tutto, dove potrei andare e a chi mi potrei rivolgere? Popoli o re, che sono tutti ostili alla nostra famiglia a causa dell’amicizia per voi. Può qualcuno avere compassione di noi, che una volta vi fu nemico? Siete grandi e prosperi per valore e per il volere degli dei; tutti sono vostri sudditi; perciò potrete risanare più facilmente le offese fatte agli alleati. E io dunque mi sono rifugiato da voi, senatori, ai quali spetta stiano a cuore in base alla grandezza del potere il diritto e tutte le offese. Non permettete che io, discendente di Massinissa, chieda invano il vostro aiuto. O senatori, in nome vostro, dei vostri figli e genitori, in nome della grandezza del popolo romano, venite in soccorso a me misero, andate contro l’offesa, impedite che il regno di Numidia, che è vostro, vada in rovina a causa del crimine e del sangue della nostra famiglia”.

  • Letteratura Latina
  • Maiorum Lingua C
  • Versioni dai Libri di Esercizi

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