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Ariosto

Ludovico Ariosto e la sua opera maggiore, L'Orlando furioso.

Ludovico Ariosto fu uno dei più importanti commediografi e poeti italiani tra il XV e il XVI secolo, famoso e celebrato soprattutto per avere composto il poema cavalleresco Orlando furioso, continuazione dell’Orlando innamorato, opera rimasta incompiuta di Matteo Maria Boiardo.

Primo di dieci fratelli, Ludovico Ariosto nacque l’8 settembre del 1474 a Reggio Emilia, in una famiglia nobile che faceva parte della corte del duca Ercole I d’Este. Grazie alle conoscenze del padre, che faceva parte della milizia degli estensi a Reggio, Ariosto entrò in contatto con importanti letterati e umanisti dell’epoca. Dopo avere abbandonato gli studi in legge a Ferrara, si dedicò allo studio della filosofia e della poesia in volgare. Si appassionò alle opere di Francesco Petrarca.

Già l'Ariosto cominciava a comporre carmi in latino e poesie in volgare, quando nel 1500  muore il padre. Deve abbandonare gli studi e pensare a mantenere la madre, a provvedere all'educazione dei fratelli. Dal 1500 al 1503 svolge le funzioni di capitano della rocca di Canossa, sempre alla corte degli Estensi. Poi passa al servizio del cardinale Ippolito, fratello del duca di Ferrara Alfonso I, di costumi riprovevoli e feroci, che lo utilizzò come segretario personale. 
Dopo avere tentato invano di rimediare qualche incarico migliore dall’appena eletto papa Leone X, Ariosto frequentò l’ambiente di Firenze, dove tra le altre cose conobbe Alessandra Benucci, che diversi anni dopo sarebbe diventata in segreto sua moglie.

Nel 1516 pubblica a Ferrara l'Orlando Furioso, che è il suo capolavoro. Fu dedicato al cardinale Ippolito, il quale però, pur pagando l'edizione, ne rimase alquanto insoddisfatto. L'anno dopo, il cardinale venne nominato vescovo in Ungheria, ma l'Ariosto si rifiutò di seguirlo.

Nel 1518, costretto da necessità economiche, è al servizio del duca Alfonso e nel 1522, avendogli il senza più lo stipendio a causa della guerra contro il papato, è costretto ad accettare il governatorato della Garfagnana.
Dopo tre anni torna a Ferrara, dove, rifiuta il posto di ambasciatore presso la Santa Sede e acquista coi propri risparmi una casetta, sulla facciata della quale fa incidere un'iscrizione in latino, che diceva: "Piccola ma adatta a me, non soggetta ad alcuno, comprata finalmente col mio denaro". Rimase lì sino alla morte, avvenuta nel 1533, e correggendo per la terza volta il Furioso.

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