[1] Aristides, Lysimachi filius, Atheniensis, aequalis fere fuit Themistocli. Itaque cum eo de
principatu contendit; namque obtrectarunt inter se. [2] In his autem cognitum est, quanto antestaret eloquentia innocentiae.
Quamquam enim adeo excellebat Aristides abstinentia, ut unus post hominum memoriam, quem quidem nos audierimus, cognomine
Iustus sit appellatus, tamen a Themistocle collabefactus, testula illa exsilio decem annorum multatus est. [3] Qui quidem cum
intellegeret reprimi concitatam multitudinem non posse cedensque animadvertisset quendam scribentem, ut patria pelleretur,
quaesisse ab eo dicitur, quare id faceret aut quid Aristides commisisset, cur tanta poena dignus duceretur. [4] Cui ille
respondit se ignorare Aristiden, sed sibi non placere, quod tam cupide elaborasset, ut praeter ceteros Iustus appellaretur. [5]
Hic X annorum legitimam poenam non pertulit. Nam postquam Xerxes in Graeciam descendit, sexto fere anno, quam erat expulsus,
populi scito in patriam restitutus est.
Versione tradotta
[1] Aristide ,figlio di Lisimaco, fu quasi coetaneo di
Temistocle, così lottò con lui per il primato: infatti furono fra loro rivali. [2] In questi si poté constatare anche quanto
più leloquenza fosse superiore alla rettitudine. Infatti per quanto Aristide fosse superiore per il disinteressamento così
che unico a memoria, , per quanto abbiamo udito, fu soprannominato il Giusto, tuttavia, screditato nella reputazione da
Temistocle fu multato con lesilio per dieci anni, con il ben noto sistema dell ostracismo. [3] E poiché comprendeva che non
era possibile calmare la folla , e andandosene , avendo visto un tizio che scriveva , affinché (Aristide) fosse cacciato dalla
patria, cercò di sapere da lui perché facesse ciò , o che cosa Aristide avesse commesso, perché ritenuto degno di una pena così
grave. [4] E questo gli rispose che non conosceva affatto Aristide , ma che non gli piaceva , perché si era adoperato tanto con
tanto zelo da essere soprannominato il Giusto , più di ogni altro. [5] Questo tuttavia non scontò la legittima pena per dieci
anni. Infatti dopo che Serse scese in Grecia , quasi sei anni dopo che era stato cacciato, fu richiamato in patria per
deliberazione del popolo.
- Letteratura Latina
- Liber de excellentibus gentium (Aristides) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote