Ars Amatoria, 3, 101-128 - Studentville

Ars Amatoria, 3, 101-128

Ordior a cultu; cultis bene

Liber ab uvis
Provenit, et culto stat seges alta solo.
Forma dei munus: forma quota quaeque superbit?
Pars

vestrum tali munere magna caret.
Cura dabit faciem; facies neglecta peribit,
Idaliae similis sit

licet illa deae.
Corpora si veteres non sic coluere puellae,
Nec veteres cultos sic habuere viros;
Si fuit

Andromache tunicas induta valentes,
Quid mirum? duri militis uxor erat.
Scilicet Aiaci coniunx ornata

venires,
Cui tegumen septem terga fuere boum?
Simplicitas rudis ante fuit: nunc aurea Roma est,
Et domiti

magnas possidet orbis opes.
Aspice quae nunc sunt Capitolia, quaeque fuerunt:
Alterius dices illa

fuisse Iovis.
Curia, concilio quae nunc dignissima tanto,
De stipula Tatio regna tenente fuit.
Quae nunc sub

Phoebo ducibusque Palatia fulgent,
Quid nisi araturis pascua bubus erant?
Prisca iuvent alios: ego me

nunc denique natum
Gratulor: haec aetas moribus apta meis.
Non quia nunc terrae lentum subducitur aurum,

Lectaque diverso litore concha venit:
Nec quia decrescunt effosso marmore montes,
Nec quia caeruleae

mole fugantur aquae:
Sed quia cultus adest, nec nostros mansit in annos
Rusticitas, priscis illa superstes

avis.

Versione tradotta

Comincio dalla cura della persona. Da vigne ben

curate viene il dono di Bacco; sul terreno curato si levano alte le messi. Dono divino è la bellezza: ma quante, della

bellezza, possono andar superbe? Gran parte di voi donne non possiede quel dono. Un bell'aspetto lo dà una cura assidua; ma

andrà perduto, se lo trascurate, fosse pure un aspetto simile a quello della dea Idalia. Selle donne d'un tempo non curavano

troppo il loro corpo, è perchè al loro tempo nemmeno gli uomini erano curati; se Andromaca indossava tuniche grossolane, che

c'è di strano? Era moglie di un duro soldato. Tu ti presenteresti tutta agghindata come sposa ad Aiace, ad uno che aveva

come scudo sette pelli bovine? La rozza semplicità è solo del passato: oggi Roma è d'oro e possiede le ricchezze immense del

mondo soggiogato. Guarda il Campidoglio qual è ora e quale fu in passato: diresti ch'era dedicato a un altro Giove. La Curia

oggi è del tutto degna di così gran cossesso, ma era fatta di paglia quando regnava Tazio. Il Palatino, che ora rifulge sotto

il segno di Febo e dei nostri condottieri, altro non era un tempo che un pascolo di buiu per l'aratura. Piacciano ad altri

le cose del passato: d'esser nato al giorno d'oggi io mi rallegro. Al mio stile di vita questa è l'epoca adatta, non

perchè oggi si sottrae ala terra il flessibile oro e perle di gran pregio giungono qui da spiagge lontane, non perchè le cave

di marmo assottigliano i monti o perchè le onde azzurre sono tenute lontano dalle dighe, ma perchè c'è una raffinatezza e si

è; perduta ormai, nel nostro tempo, quella rozzezza che sopravvisse ai nostri antichi padri.

  • Letteratura Latina
  • Ars Amatoria di Ovidio
  • Ovidio
  • Ars Amatoria

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti