Ordior a cultu; cultis bene
Liber ab uvis
Provenit, et culto stat seges alta solo.
Forma dei munus: forma quota quaeque superbit?
Pars
vestrum tali munere magna caret.
Cura dabit faciem; facies neglecta peribit,
Idaliae similis sit
licet illa deae.
Corpora si veteres non sic coluere puellae,
Nec veteres cultos sic habuere viros;
Si fuit
Andromache tunicas induta valentes,
Quid mirum? duri militis uxor erat.
Scilicet Aiaci coniunx ornata
venires,
Cui tegumen septem terga fuere boum?
Simplicitas rudis ante fuit: nunc aurea Roma est,
Et domiti
magnas possidet orbis opes.
Aspice quae nunc sunt Capitolia, quaeque fuerunt:
Alterius dices illa
fuisse Iovis.
Curia, concilio quae nunc dignissima tanto,
De stipula Tatio regna tenente fuit.
Quae nunc sub
Phoebo ducibusque Palatia fulgent,
Quid nisi araturis pascua bubus erant?
Prisca iuvent alios: ego me
nunc denique natum
Gratulor: haec aetas moribus apta meis.
Non quia nunc terrae lentum subducitur aurum,
Lectaque diverso litore concha venit:
Nec quia decrescunt effosso marmore montes,
Nec quia caeruleae
mole fugantur aquae:
Sed quia cultus adest, nec nostros mansit in annos
Rusticitas, priscis illa superstes
avis.
Versione tradotta
Comincio dalla cura della persona. Da vigne ben
curate viene il dono di Bacco; sul terreno curato si levano alte le messi. Dono divino è la bellezza: ma quante, della
bellezza, possono andar superbe? Gran parte di voi donne non possiede quel dono. Un bell'aspetto lo dà una cura assidua; ma
andrà perduto, se lo trascurate, fosse pure un aspetto simile a quello della dea Idalia. Selle donne d'un tempo non curavano
troppo il loro corpo, è perchè al loro tempo nemmeno gli uomini erano curati; se Andromaca indossava tuniche grossolane, che
c'è di strano? Era moglie di un duro soldato. Tu ti presenteresti tutta agghindata come sposa ad Aiace, ad uno che aveva
come scudo sette pelli bovine? La rozza semplicità è solo del passato: oggi Roma è d'oro e possiede le ricchezze immense del
mondo soggiogato. Guarda il Campidoglio qual è ora e quale fu in passato: diresti ch'era dedicato a un altro Giove. La Curia
oggi è del tutto degna di così gran cossesso, ma era fatta di paglia quando regnava Tazio. Il Palatino, che ora rifulge sotto
il segno di Febo e dei nostri condottieri, altro non era un tempo che un pascolo di buiu per l'aratura. Piacciano ad altri
le cose del passato: d'esser nato al giorno d'oggi io mi rallegro. Al mio stile di vita questa è l'epoca adatta, non
perchè oggi si sottrae ala terra il flessibile oro e perle di gran pregio giungono qui da spiagge lontane, non perchè le cave
di marmo assottigliano i monti o perchè le onde azzurre sono tenute lontano dalle dighe, ma perchè c'è una raffinatezza e si
è; perduta ormai, nel nostro tempo, quella rozzezza che sopravvisse ai nostri antichi padri.
- Letteratura Latina
- Ars Amatoria di Ovidio
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