JU JITSU: TECNICHE E STORIA. Si tratta di un’arte marziale giapponese il cui nome deriva da “ ju” che significa “flessibile” e da “ ejutsu” che significa” arte”; veniva chiamato anche taijutsu dal significato “arti del corpo”. La tecnica del ju jitsu veniva praticata dai bushi, gli antichi guerrieri, per provocare la morte dei loro avversari con le mani o con le armi. Si tratta di un’arte di difesa personale dove si utilizza sia l’equilibrio del corpo che la forza che proviene dall’avversario, la tecnica si applica nell’ultimo istante dell’attacco che si subisce con l’utilizzo di morbidezza si porta l’avversario a trovare il vuoto davanti sé. Il jujitsu si diffuse in tutto il mondo grazie a coloro che viaggiando per il Giappone, si tratta soprattutto di commercianti e militari, lo appresero e lo reimportarono nel proprio paese di origine. Esiste una leggenda, la leggenda del salice piangente, secondo cui tanto tempo fa un medico, Shirobei Akiyama, viaggiò per poter apprendere attraverso lo studio delle tecniche di combattimento dei metodi di rianimazione; non avendo ottenuto il risultato sperato decise di ritirarsi in meditazione nel tempio di Daifazu per pregare il dio Taynunin in modo da ottenere miglioramenti. A seguito di un’abbondante nevicata osservò il peso della neve che aveva spezzato i rami degli alberi più robusti; al contrario di quelli più deboli, dove notò il salice dai rami flessibili rimasto intatto. Ogni qual volta che la neve minacciava di spezzare i rami, questi si flettevano provocandone così la caduta della neve. Da qui il medico intuì l’importanza del principio della non resistenza che l’applicò in tutte le tecniche che stava studiando, fondando la scuola dello spirito del salice “ Hontai Yoshin Ryu”, scuola che tutt’ora esiste e tramanda da 400 anni le tecniche di combattimento a mani nude e con l’utilizzo di armi del tutto invariata.
JU JITSU: L’ARTE MARZIALE IN ITALIA. In Italia la nascita del jujitsu si deve a Pizzarola e Moscardelli che ne diedero una piccola dimostrazione, ma la nascita effettiva avviene dopo quarant’anni ad opera di Gino Bianchi. Il tutto ebbe inizio in una palestra a Genova dove il maestro Bianchi insegnava gratuitamente a cinque allievi; alla morte del maestro, furono tramandate le tecniche realizzando cinque gruppi ognuno dei quali conteneva venti tecniche, i gruppi vennero chiamati settori.
- Il settore A contiene le tecniche che studiano lo squilibrio e il cedimento strutturale dell’avversario
- il settore B contiene le tecniche dove predomina la proiezione dell’avversario attraverso il sollevamento
- il settore C contiene le tecniche che attraverso l’iper estensione e la torsione articolare si giunge alla provocazione del dolore
- il settore D contiene le tecniche che attraverso strangolamenti e soffocamenti si giunge alla resa dell’avversario
- il settore E contiene tutte le tecniche dei vari settori.
La pratica del ju jitsu porta al raggiungimento di cinture che possono variare a seconda della palestra o della federazione. Il jujitsu viene praticato anche a livello agonistico dove sono previste tre tipi di gara:
- 1- il fighting system ossia il combattimento uno contro uno. Il combattimento si svolge sul Tatami, gli atleti indossano solo il judogi e protezioni alle mani. Si affrontano a colpi a distanza di calco o pugno sino a quando uno dei due atleti non effettua una presa sullo judogi, successivamente si effettua la proiezione dell’avversario per poi portarlo alla resa tramite lo sfinimento o lo strangolamento. Il combattimento dura tre minuti e la vittoria viene assegnata a chi ha ottenuto il miglior punteggio
- 2- il duo system ossia una simulazione di difesa a coppie mettendo in pratica prese, avvolgimenti, calci, pugni e armi. Per distinguere le due coppie vengono fatte indossare cinte di colore diverso, ad una rossa e all’altra blu
- 3- il ne waza ossia combattimento uno contro uno durante la lotta al suolo.
- Educazione Fisica