Prima luce pervenimus ad oppidum nomine Thilutha, in medio flumine situm, in colle summo, natura munitissimo. Eius oppidi incolae ut se dederent a nobis mollius temptati sunt, quoniam asperitas locorum vim armorum superabat, sed responderunt defectionem tunc intempestivam esse, tamen, omnibus regionibus finitimis a Romanis occupatis[1], se quoque victoribus accessuros esse. Et placidi immobilesque spectabant naves nostras moenia praetermeantes. Cum ad aliud oppidum venissemus, undique flumine vallatum arduumque transitu, refutati ab habitatoribus pari responso, discessimus et castra, ob muros invalidos derelicta, invenimus et incendimus. Postridie ventum est Diacira urbem, civibus vacuam, frumenti plenam. Ea incensa, aliud oppidum occupavimus, quod incolae formidine advenientis exercitus deseruerunt. Hoc quoque exusto, ab imperatore biduum ad refectionem corporum militibus datum est.
Versione tradotta
All'alba giungemmo alla città di nome Tiluta, sita in mezzo al fiume, in un alto colle, assai munito per natura. Gli abitanti di quella città affinchè si consegnassero furono (tempo) da noi (mollius), poichè la durezza dei luoghi superava la forza delle armi, ma risposero che la ribellione era allora inopportuna, tuttavia, se tutte le regioni confinanti fossero state occupate dai Romani, si sarebbero avvicinati anche ai vincitori. E aspettavano tranquilli e immobili le nostre navi che (praetermeantes) le mura. Giungendo ad un'altra città, fortificata da ogni parte dal fiume e difficile al passaggio, rifiutati con un simile responso dagli abitanti, ci allontanammo e l'accampamento, distrutto per i muri (invalidos), trovammo e incendiammo. Il giorno dopo si giunse alla città Doacira, vuota di cittadini, piena di frumento. (incensa) quella, occupammo un'altra città, che gli abitanti per paura dell'esercito che accorreva desertarono. (exusto) anche questo, furono dati ai soldati dall'imperatore due giorni per il riposo del corpo.
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