Termine piuttosto comume, babbuccia indica una scarpa “da casa”, delle pantofole per intederci. Ma per le origini del termine dobbiamo spostarci lontano: ecco da dove vengono.
Etimologia e significato di babbuccia
Il sostantivo femminile babbuccia deriva dall’ arabo bābūsh, pantofola, copripiedi, a sua volta dal persiano pāpūsh, composto da pa= piede e push = copertura.
Come si può dedurre dall’etimologia del termine, si tratta di una calzatura da camera di origine orientale, in uso specialmente presso il popolo turco, nonché molto di moda fra i cortigiani francesi del XVII secolo. Fatta di pelle o di stoffa, caratteristiche distintive della babbuccia erano in origine il calcagno piuttosto alto e la punta rialzata ed arricciata all’insù (modello Aladino, per intenderci). Particolarmente affascinanti, volendole acquistare si possono comprare babbucce marocchine anche online.
Per estensione, con il termine babbuccia si identifica oggi – oltre le ciabatte arabe – una calzatura bassa, che si indossa prettamente in casa, senza tacco e chiusa nella parte posteriore; molto apprezzata durante la stagione fredda poiché generalmente realizzata in pelle o morbido e caldo tessuto. Allo stesso modo si possono inoltre definire le tipiche calzature da letto realizzate a maglia ed indossate un tempo per riparare i piedi dal freddo (quando ancora le abitazioni erano prive di riscaldamento), oppure quelle confezionate per bambini che ancora non camminano (la tipica scarpina di lana per neonati, tanto per intenderci) o che hanno appena cominciato a farlo.
Sinonimi del termine possono di conseguenza essere considerati: ciabatta, pantofola, pianella e scarpina, scarpina di lana.
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