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Religione, morale e politica Finora abbiamo esposto le dottrine metafisiche e gnoseologiche di Berkeley , tutte presenti nei suoi scritti giovanili . Nonostante essi siano i più importanti dal punto di vista storico , non sono i preferiti di Berkeley nè tanto meno quelli per cui gode di maggior fama nel 1700 . Negli scritti della maturità infatti queste dottrine giovanili non vengono più riprese , per quanto restino comunque sullo sfondo e non incompatibili con il contesto : in primo piano emergono invece apertamente le argomentazioni apologetiche del filosofo . Nell’ Alcifrone Berkeley illustra , in forma di dialogo , il suo pensiero religioso e morale . Egli muove un’ aperta polemica ai deisti e ai liberi pensatori : Alcifrone significa letteralmente ” mente potente ” , con una sprezzante allusione alla presunzione di coloro che pretendono di risolvere tutto con il proprio cervello , convinti che la ragione possa tutto . Berkeley denuncia la totale inadeguatezza della religione naturale – razionale di stampo aristotelico , che é assolutamente insufficiente a esprimere la dimensione della fede e del culto , momenti di fondamentale importanza nella vita religiosa . Una religione che sia davvero tale deve per Berkeley essere una religione rivelata . Questo comunque non vuol dire che Berkeley non si preoccupi della ragionevolezza della religione : per giustificare i miracoli e i misteri cristiani egli ricorre al paragone con la scienza , ricordando che anche in essa i primi princìpi non sono suscettibili di spiegazione razionale ed é come se venissero colti dal “sentimento ” , come aveva detto Pascal . Contro i deisti e i moralisti , Berkeley sostiene inoltre la stretta dipendenza della morale dalla religione : egli critica quindi Shaftesbury , il quale assimila il sentimento morale al gusto estetico , privando così l’ etica di ogni riferimento alla natura divina . Una polemica dai toni ancora più aspri Berkeley la conduce contro il tentativo di Mandeville di valutare i comportamenti umani in base alla dinamica dell’ istinto , al quale Berkeley contrappone evidentemente l’ incommensurabile superiorità dei valori spirituali . Nella Siris egli ritratteggia la sua metafisica tramite la costruzione di una cosmologia di innegabile impianto neoplatonico . L’ intero universo é permeato e animato da quella sostanza invisibile che é l’ etere . Ma dal momento che esclusivamente lo spirito é attivo , l’ etere é solamente il mezzo tramite il quale Dio esplica la propria opera e comunica con gli uomini per mezzo delle cose da esso animate . Ecco allora che Berkeley riprende in forma diversa la tematica della natura come linguaggio di Dio . Tramite una comprensione intellettuale della natura e dell’ ordine insito in essa , l’ uomo può tra l’ altro realizzare un’ ascesi che lo riconduce all’ intelletto divino ; da notare che il tema dell’ ascesi era particolarmente caro alla tradizione neoplatonica ed in particolare a Plotino . Anche il pensiero politico di Berkeley , infine , risulta fortemente legato alla religione . In un Discorso sull’ obbedienza passiva o princìpi della legge di natura ( 1712 ) egli afferma che gli uomini devono obbedire passivamente all’ autorità costituita , dal momento che la legge che da essa viene emanata é riflesso di quella naturale e divina , senza la quale ogni felicità mondana é impossibile . Questo esclude ovviamente ogni concezione contrattualistica dello Stato , concezioni che avevano cominciato a fiorire nel 1600 e che trovano un campo fertile nel 1700. (segue nel file da scaricare)
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