Desinamus, quod voluimus, velle: ego certe i senex ne eadem velim, quae puer volui. In hoc eunt dies, in hoc
noctes, hoc opus meum est, hae tatio, ,imponere veteribus malis finem: id ago, u instar totius vitae dies sit. Nec mehercules
tamqu timum rapio, sed sic illum aspicio, tamquam es ultimus possit. Hoc animo tibi hanc epistulam tamquam me cum maxime
scribentem mors evo~ sit: paratus exire sum et ideo fruar vita, quia diu futurum hoc sit, non nirnis pendeo. Ante se tem
curavi, ut bene viverem, in senectute, ut moriar: bene autem mori est Iibenter mori. Di ram, ne quid umquam invitus facias:
quicquid se futurum est repugnanti, id volenti necessita est. Ita dico: qui imperia libens excipit, partem bissimam servitutis
effugit, facere quod nolit. qui iussus aliquid facit, miser est, sed qui ii facit. Itaque sic animum componamus, ut qui res
exiget, id velimus et in primis ut finem nos ne tristitia cogitemus. Ante ad mortem quam tam praeparandi sumus. Satis instructa
vita es nos in instrumenta eius avidi sumus; deesse a nobis videtur et semper videbitur: ut satis vixer neC anni nec dies
faciunt, sed animus. Vixi, carissime, quantum satis erat: mortem plenu pecto.
Versione tradotta
Finiamola di desiderare ciò che abbiamo desiderato. Io da parte mia mi adopero, che da vecchio non
desideri ciò che ho desiderato da fanciullo. In questa sola attività (di pensiero) i giorni trascorrono, in questa le notti,
questo è il mio lavoro, questa la mia meditazione, di porre fine ai vizi di un tempo: e mi adopero, che un giorno solo valga
tutta la mia vita. Né lo afferro per Ercole come se fosse lultimo, ma lo considero come se possa in realtà essere l
ultimo. Con questo stato danimo io ti scrivo questa lettera, che la morte mi. possa chiamare ancora prima che io labbia
finita di scrivere: io sono pronto a morire e godrò della vita proprio per questo, perché non mi preoccupo per quanto tempo ciò
si verificherà. Da giovane pensavo a vivere bene, ora che sono vecchio, (penso) a ben morire: e morire bene significa morire
senza rimpianto. Prenditi cura di non fare mai alcunché contro la tua volontà: ciò che è una inevitabile necessità per chi non
laccetta, non è una necessità per chi lo accetta. In altre parole, chi riceve di buon grado un ordine, evita la parte più dura
del servire: fare ciò che non desidera, È da compiangere, non chi fa qualcosa perché comandato ma chi la fa controvoglia.
Educhiamo, dunque, il nostro animo a desiderare ciò che la circostanza esige e soprattutto a pensare alla nostra fine senza
amareggiarci. Prima che alla vita, dobbiamo prepararci alla morte. La vita è ben fornita di tutto, ma noi siamo incontentabili
delle sue risorse; ci sembra e sempre ci sembrerà che manchi qualcosa: a vivere abbastanza non contribuiscono né i giorni né
gli anni, ma lo spirito. Ho vissuto, carissimo Lucilio, quanto mi poteva bastare; ora attendo la morte come un convitato
sazio.
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