BRAVEHEART: RIASSUNTO DEL FILM E TRAMA. Sono passati 20 anni da quando il mondo è stato conquistato dal successo di Braveheart (1995), il film che ha lanciato definitivamente la carriera registica di Mel Gibson, in realtà già ben avviata dopo la più che discreta accoglienza riservata a L’uomo senza volto di due anni prima. Nessuno avrebbe scommesso un dollaro sul film storico-bellico di un attore australiano basato sulla vita di un patriota scozzese, eppure il riscontro ottenuto da Braveheart ha portato in seguito alla vittoria di cinque premi Oscar (su 10 nomination), tra cui quelle di miglior film e miglior regia. La notevole penetrazione nell’immaginario popolare ha persino spinto qualcuno a ipotizzare che la rinascita del movimento autonomista scozzese fosse stata aiutata proprio dalla popolarità del titolo, quasi come se Braveheart fosse in parte responsabile di un risveglio della coscienza nazionale.
TRAMA FILM BRAVEHEART: WILLIAM WALLACE. Il film si apre con un episodio dell’infanzia di William Wallace, il protagonista: siamo nella Scozia del XIII secolo, con il Paese sotto il dominio dell’inglese Edoardo I, che è riuscito a sedare la rivolta dei nobili uccidendoli tutti con un tranello. Il padre di William e il fratello muoiono proprio in seguito a un scontro con le truppe inglesi, e il ragazzo viene così affidato allo zio.
Ormai divenuto un uomo, dopo qualche anno William conosce a una festa di matrimonio la sua futura sposa Murron; le nozze segrete, necessarie per evitare di incappare nello Ius primae noctis, hanno però vita breve. Murron viene infatti giustiziata pubblicamente dopo aver reagito alle provocazioni di un cavaliere inglese. William giura vendetta e insieme ad alcuni amici fedeli si vendica immediatamente.
Wallace diventa così il capo riconosciuto della ribellione che sta nascendo nella regione contro il regno del principe Edoardo. La battaglia che dà vita alla leggenda si svolge a Stirling, nel 1297: rifiutata la tregua, gli scozzesi irridono volgarmente i nemici e quindi William pronuncia il suo famoso discorso sulla libertà. Grazie al suo acume tattico gli scozzesi guidati da William vincono lo scontro e questi viene nominato Lord Protettore di Scozia dal pretendente al trono Robert Bruce.
William continua la propria guerriglia contro le truppe inglesi riportando altre vittorie, ma a Falkirk viene tradito dallo stesso Bruce, succube del padre manipolatore. Wallace riesce a fuggire, ma cade nuovamente vittima di un tranello quando a Edimburgo viene catturato e consegnato a Edoardo I.
Pur sottoposto a inumane torture William non cede mai e difende la propria dignità, rifiutandosi di chiedere pietà. Persino la folla inglese rimane impressionata dalla sua determinazione, tanto da chiedere una morte veloce per lo scozzese. Poco prima di morire (e di essere poi fatto a pezzi come ultima offesa) William riesce ancora una volta a elevare il proprio grido di libertà.
A raccogliere la sua eredità è proprio Robert Bruce, il traditore che si è ravveduto, convinto dall’esempio di William. Messosi alla testa delle truppe scozzesi, cui chiede la stessa fedeltà che avevano giurato a Wallace, il pretendente al trono ottiene una vittoria decisiva nel 1314, che farà da viatico alla successiva indipendenza della Scozia.
BRAVEHEART RIASSUNTO: ANALISI DEL FILM DI MEL GIBSON. Esempio perfetto di cinema virile e di aspirazioni autoriali insieme, Braveheart ha catturato il cuore di molti spettatori grazie alle lunghissime e magniloquenti scene di battaglia, rese imponenti dall’utilizzo di circa 3000 comparse e dalla decisione di non risparmiare i dettagli più cruenti.
Sono altresì molto note le innumerevoli inesattezze storiche della pellicola, che romanza a più riprese la vicenda di Wallace: le discrepanze sono state notate soprattutto per quanto riguarda gli eventi della sua infanzia, l’istituto dello Ius primae noctis (in realtà una semplice tassa), l’inesistente storia d’amore con la principessa Isabella di Francia e – cosa assolutamente paradossale, vista la rilevanza – l’utilizzo del kilt da parte dell’esercito scozzese, in quanto l’indumento è stato introdotto solo nel 1700.
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