Pax displicuit remandatumque Pyrro est a senatu
eum cum Romanis, nisi ex Italia recessisset, pacem habere non posse. Tum Romani iusserunt captivos omnes, quos Pyrrus
reddiderat, infames haberi, quod armati capi potuissent, nec ante eos ad veterem statum reverti, quam si binorum hostium
occisorum spolia retulissent. Ita legatus Pyrri reversus est. A quo cum quaereret Pyrrus, qualem Romam comperisset, Cineas
dixit regum se patriam vidisse; scilicet tales illic fere omnes esse, qualis unus Pyrrus apud Epirum et reliquam Graeciam
putaretur. Missi sunt contra Pyrrum duces P. Sulpicius et Decius Mus consules. Certamine commisso Pyrrus vulneratus est,
elephanti interfecti, viginti milia caesa hostium, et ex Romanis tantum quinque milia; Pyrrus Tarentum fugatus.
Versione tradotta
La pace non
fu ratificata e fu risposto a Pirro dal Senato con i Romani che egli non poteva trattare la pace se non se ne fosse andato
dall'Italia.
Allora i Romani ordinarono che tutti i prigionieri che Pirro aveva restituito fossero ritenuti disonorati
perché si erano lasciati prendere con le armi in mano e che non potessero ritornare alla condizione precedente se prima non
avessero restituito ciascuno le spoglie di due nemici uccisi.
Così il legato di Pirro ritornò. Chiedendogli Pirro in quali
condizioni avesse trovato Roma, Cinea disse di aver visto la patria dei re e cioè che lì quasi tutti erano tali quale il solo
Pirro era ritenuto nell'Epiro e nella restante Grecia.
Furono inviati contro Pirro come comandanti i consoli Sulpicio e
Decio Mure.
Intrapreso il combattimento Pirro fu colpito, gli elefanti furono uccisi, furono massacrati ventimila nemici e
tra i Romani soltanto cinquemila. Pirro fu messo in fuga a Taranto.
- Letteratura Latina
- Breviarium ab Urbe condita di Eutropio
- Eutropio