Caesar autem rationem adhibens consuetudinem vitiosam et corruptam pura et
incorrupta consuetudine emendat. itaque cum ad hanc elegantiam verborum Latinorum–quae, etiam si orator non sis et sis
ingenuus civis Romanus, tamen necessaria est–adiungit i lla oratoria ornamenta dicendi, tum videtur tamquam tabulas bene
pictas conlocare in bono lumine. hanc cum habeat praecipuam laudem in communibus, non video cui debeat cedere. splendidam
quandam minimeque veteratoriam rationem dicendi tenet, voce motu for ma etiam magnificam et generosam quodam modo.
Versione tradotta
Cesare invece applicando una norma razionale corregge l'uso
scorretto e guasto con l'uso corretto e puro. Pertanto quando a questa eleganza di parole schiettamente latine, che anche se
tu non sia oratore ma sia soltanto un libero cittadino romano è pur necessaria, egli aggiunge quegli ornamenti che la'rte
suggerisce per abbellire il discorso, sembra, per cos' dire, ch'egli collochi bei quadri nella luce più favorevole. E
poiché aggiunge questo pregio singolare alle doti che ha in comune con gli altri oratori, non vedo a chi possa essere
considerato inferiore. Ha un'eloquenza splendida e non da mestierante, eloquenza cui la voce, il gesto, la sua stessa
bellezza aggiungono maestà e nobiltà.
- Letteratura Latina
- Brutus di Cicerone
- Cicerone