La responsabilità del provinciale è più grave ed è chiaramente sottolineata dal maggior spessore intellettuale e morale che lo scrittore attribuisce a questo personaggio. Egli infatti conosce il valore di padre Cristoforo ma non si cura di ricercare la verità dei fatti, non si cura della giustizia; la sua preoccupazione è tutta rivolta all’onor dell’abito.
Per questo sul piano tattico si pone in posizione svantaggiosa, collocandosi, fin dall’inizio, sullo stesso piano del suo interlocutore: è fatale che la logica mondana vinca, in quanto l’astuzia è un’arma funzionale al successo e non alla verità. Il provinciale, rinunciando a difendere apertamente il “vero morale” rinuncia anche al suo ruolo e si lascia sconfiggere da un avversario che gli sarebbe decisamente inferiore. In queste pagine essenziale è il rapporto fra la persona e il suo linguaggio: quello del conte zio si mantiene sul solo registro della magniloquenza cerimoniosa, anche quando azzarda delle sortite violente: le caratteristiche più importanti del suo modo di esprimersi sono le sospensioni, le reticenze allusive colmate dal suo soffiare, quasi metafora del suo vuoto interiore. Al padre provinciale è concesso, invece, un doppio livello: l’ampollosità verbale pari a quella dell’avversario, ma anche la nitida secchezza di un rapido soliloquio, segno della sua lucida e colpevole coscienza.
Amaro certo risulta il senso profondo dell’episodio, in quanto la cristiana virtù della prudenza, che si propone il controllo delle passioni per il trionfo del “vero morale”, è contaminata dall’ipocrisia, che controlla a sua volta l’istintualità, ma solo al fine di far trionfare qualche passione, in questo caso l’orgoglio. Comunque il pessimismo della conclusione è temperato dalla sequenza dedicata a padre Cristoforo, che è vittima di questa colpevole alleanza. Egli ci appare solo, costretto a rinunciare ai suoi legami affettivi, in esilio, ma non sconfitto. Fedele alla sua vocazione, si appresta a un suo cammino di ascesi spirituale, che lo condurrà a testimoniare la sua fede nel lazzeretto fra gli appestati.
- Letteratura Italiana
- Letteratura Italiana - 800