Polibio, massimo storico dell’età ellenistica, è autore delle Storie, opera in quaranta libri, che racconta delle molteplici conquiste di Roma. L’opera può essere considerata una summa dei caratteri della storiografia polibiana: l’universalità, la pragmaticità, il ruolo della Tyche, la religione come instrumentum regni.
Polibio ritiene che il nuovo assetto del mondo è la conseguenza di un processo unitario realizzato a partire da Roma. Al carattere dell’universalità, Polibio, rifacendosi a Tucidide, associa quello della pragmaticità, cioe quello di una storia basata sulla realtà concreta dei fatti politici e militari resi attraverso lo studio attento dei documenti prodotti dallo storico, in quanto testimone diretto, l’osservazione dei luoghi d’azione e la conoscenza della politica. La Tyche, nelle storiografia polibiana, svolge un ruolo alquanto ambiguo, talvolta come elemento capriccioso, talvolta come forza provvidenziale, talvolta come personificazione di ciò che non è razionalmente spiegabile. Ultimo carattere è la religione come instrumentum regni, cioè Polibio considera la religione a Roma come un importantissima mezzo attraverso il quale si frena l’innata volubilità della massa.
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