L’Esistenzialismo si affermò in Europa dopo la Prima Guerra Mondiale e poi ebbe di nuovo fortuna nel secondo Dopoguerra, con la presa di coscienza degli orrori delle due guerre. Esso influenzò la vita artistica, culturale e letteraria europea. Questo indirizzo filosofico si fonda sull’analisi dell’esistenza, ovvero il modo di essere specifico dell’uomo. Questo modo di essere ha come caratteristiche la finitezza e la problematicità, poiché connesso alla possibilità di realizzare sé stessi o di perdersi.
L’indagine sull’esistenza non assume l’aspetto di una ricerca scientifica oggettiva e impersonale, perché chiunque la conduca è coinvolto personalmente. L’Esistenzialismo insiste sulla specificità dell’esistenza umana e sulla sua precarietà, e si oppone all’idealismo e al razionalismo. In esso prevale la riflessione sull’individualità, la solitudine dell’io di fronte al mondo, l’inutilità e l’assurdità dell’esistenza. La crisi provocata dalle due guerre diventa motivo di angoscia esistenziale. Esso riflette inoltre sul senso della vita in relazione al nichilismo, sui limiti della libertà individuale e sul significato della parola essere.
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