Ille mi par esse
deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
dulce
ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
* * *
* * * * *
lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina
et teguntur
lumina nocte.
otium, Catulle, tibi molestum est:
otio exsultas nimiumque gestis:
otium et reges
prius et beatas
perdidit urbes.
Versione tradotta
Egli simile mi sembra essere ad un dio,
egli, se e lecito, (sembra) superare gli dei,
lui che sedendo di fronte
continuamente i
ammira ed ascolta
sorridere dolcemente, cosa che toglie
a me poveretto tutti i sensi: appena
ti,
scorsi, Lesbia, nulla mi resta
* * * * * * *
ma la lingua si blocca, sotto le membra una sottile
fiamma
emana, del loro stesso suono
tintinnano le orecchie, anche le gemelle luc
si coprono di notte.
Il riposo, Catullo, ti
è nocivo:
Esulti di riposo e smani troppo:
il riposo in passato ha distrutto re
e città felici.
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