Etsi me assiduo confectum cura dolore
sevocat a
doctis, Ortale, virginibus,
nec potis est dulcis Musarum expromere fetus
mens animi, (tantis fluctuat ipsa malis
namque mei nuper Lethaeo in gurgite fratris
pallidulum manans alluit unda pedem,
Troia Rhoeteo quem subter litore
tellus
ereptum nostris obterit ex oculis.
Alloquar ,audiero numquam tua facta loquentem,
numquam ego te, vita frater
amabilior,
aspiciam posthac? at certe semper amabo,
semper maesta tua carmina morte canam,
qualia sub densis
ramorum concinit umbris
Daulias, absumpti fata gemens Ityli)
sed tamen in tantis maeroribus, Ortale, mitto
haec
expressa tibi carmina Battiadae,
ne tua dicta vagis nequiquam credita ventis
effluxisse meo forte putes animo,
ut
missum sponsi furtivo munere malum
procurrit casto virginis e gremio,
quod miserae oblitae molli sub veste locatum,
dum adventu matris prosilit, excutitur,
atque illud prono praeceps agitur decursu,
huic manat tristi conscius ore
rubor.
Versione tradotta
Anche se mi
separa l'affanno, colpito da grande
dolore, Ortalo, dalle sagge vergini,
né la forza d'animo è capace di esprimere
i dolci
frutti delle Muse, (essa vacilla per sì gravi mali,
infatti da poco l'onda correndo nel gorgo leteo
bagnò
il piede pallidetto del fratello,
che la terra troiana sotto il lido reteo
ricopre tolto dai nostri occhi.
Dialogherò,
ascolterò mai raccontar le tue imprese,
mai più in futuro io ti vedrò, fratello più amabile
della vita? Ma certo sempre
amerò,
sempre canterò meste poesie per la tua morte,
quali cantò sotto le dense ombre dei rami
Daulia, gemendo i fati
dello strappato Itilo)
pur tuttavia tra le grandi pene, Ortalo, invio
queste poesie del Battiade espresse per te,
che
non creda che le tue parole affidate ai venti
siano per caso sfuggite dal mio animo,
come un frutto inviato in dono
furtivo del promesso
cade dal casto seno d'una vergine,
che collocato sotto la morbida veste della misera
dimentica,
mentre sobbalza per l'arrivo della madre, è fatto cadere,
e quello si spinge a precipizio di corsa in
avanti,
a questa promana dal triste viso un cosciente rossore.
- Letteratura Latina
- Carmina 61-90
- Catullo