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Il soggetto e Dio Il soggetto – l’ “io” – è dunque certo di esistere come essere pensante . Al pensiero Cartesio riconosce infatti una dimensione ontologica : esso non è soltanto una facoltà , ma una sostanza vero e proprio . Ma che cosa è il pensiero ? Con la parola pensiero io intendo tutto quel che accade in noi in tal modo che noi lo percepiamo immediatamente per noi stessi ; ecco perchè non solo intendere , volere , immaginare , ma anche sentire è qui lo stesso che pensare ( Princìpi ) . La sostanza pensante ha quindi una valenza insieme teoretica e pratica : essa esprime da un lato i modi in cui si formano le rappresentazioni attraverso l’ intelletto ( concepire , immaginare , ma anche sentire sensorialmente ) , dall’ altro i modi in cui il soggetto opera per mezzo della volontà (desiderare , provare avversione , affermare , negare , dubitare) . Oltrechè della propria esistenza il soggetto è certo anche delle proprie idee , che sono per Cartesio l’ oggetto immediato del pensiero stesso , cioè le rappresentazioni che il soggetto necessariamente ha nell’ atto stesso del pensare . Prendo il nome di idea per tutto ciò che è concepito immediatamente dallo spirito (Meditazioni filosofiche , Risposte alle Terze obiezioni) . Viene quindi esclusa da Cartesio ogni forma di platonismo che riconosca alle idee una realtà autonoma e indipendente dal soggetto che le pensa : le idee esistono solo nella misura in cui vengono pensate . Rimane invece dubbia sia l’ esistenza corporea del soggetto , poichè il corpo è qualcosa di diverso dalla sostanza pensante , sia quella della realtà esterna in generale , poichè le idee potrebbero non avere alcuna corrispondenza reale . E’ quindi parimenti esclusa ogni forma di aristotelismo , che consideri l’ elemento materiale come componente essenziale della sostanza . L’ unico modo per garantire l’ esistenza al di fuori del soggetto – cioè l’ unico modo per uscire dal rischio di una concezione solipsistica , che affermi la sola esistenza del soggetto pensante – è individuare un’ idea tale da rimandare immediatamente a una realtà esterna . Ora , Cartesio distingue tre tipi di idee . Le idee INNATE corrispondono a verità conseguibili per il solo esercizio del pensiero (per esempio le verità matematiche) . Le idee AVVENTIZIE sono quelle che sembrano provenirci dall’ esterno , come le immagini degli oggetti d’ esperienza . Le idee FATTIZIE , infine sono quelle costruite o inventate dal soggetto stesso (per esempio le sirene e gli ippogrifi) . Ma le idee fattizie per definizione non possono rinviare ad alcuna realtà esterna ( esistono solo nel nostro pensiero ) ; e , analogicamente , delle idee avventizie si può dubitare che provengano veramente dall’ esterno e che non siano invece prodotte da una mia inconsapevole facoltà rappresentativa . Rimane quindi soltanto la possibilità che il necessario rimando a esistenza esterna sia implicito in un’ idea innata . Tale è per Cartesio l’ idea di Dio . Infatti , in base al principio che la causa deve essere eguale o maggiore all’ effetto prodotto , l’ idea di Dio che equivale all’ idea della perfezione , non può essere prodotta dall’uomo (la cui imperfezione emerge chiaramente dal fatto stesso di dubitare) nè dalle cose esterne (la cui imperfezione risulta in maniera evidente dal fatto che posso dubitare della loro esistenza) . L’ idea della perfezione divina deve quindi provenire necessariamente da un Essere perfetto che esiste realmente al di fuori dell’ idea che ho io di lui . In ciò consiste la prima delle dimostrazioni dell’ esistenza di Dio adottate da Cartesio . La seconda , strettamente connessa alla prima , muove dalla mia consapevolezza di essere imperfetto . Ciò significa che io non sono causa della mia esistenza , poichè se fossi stato in grado di dare a me stesso l’ essere , mi sarei dato anche quelle perfezioni ( infinità , onnipotenza , (segue nel file da scaricare)
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