Cerimonia augurale per il futuro re Numa - Studentville

Cerimonia augurale per il futuro re Numa

Audito nomine Numae, patres Romani omnes, qui novum Romae regem consalutaturi erant, Numae Pompilio, triginta ferme annos nato, regnum tributum iri decernunt. Accitus Romam, sicut Romulus dis auspicatis urbem condiderat et regnum adeptus erat, de se quoque deos consuli iussit. Inde ab augure, deductus in arcem, in lapide ad meridiem versus consedit. Augur ad laevam eius capite velato sedem cepit, dextra manu baculum sine nodo aduncum tenens quem lituum appellaverunt. Inde, ubi, prospectu in urbem agrumque capto deos precatus est, regiones ab oriente ad occasum determinavit, dextras ad meridiem partes, laevas ad septentrionem esse dixit; tum lituo in laevam manum traducto, dextra in caput Numae imposita, ita precatus est: «Iuppiter pater, si est fas hunc Numam Pompilium, cuius ego caput teneo, regem Romae esse, signa nobis certa acclara inter eos fines quos feci!». Tum peregit verbis auspicia quae ab Iove mitti optabat. Quibus missis, declaratus rex Numa de templo descendit.

Versione tradotta

Udito il nome di Numa, tutti i senatori romani, che si preparavano ad acclamare il nuovo re di Roma, decisero di conferire il regno a Numa Pompilio, il quale aveva all’incirca trent’anni. Chiamato al trono di Roma, come Romolo aveva fondato la città e assunto il regno dopo aver preso gli auspici, così volle che anche per lui fossero consultati gli dèi. Quindi, condotto sulla rocca dall’augure, sedette su di una pietra rivolto a mezzogiorno. L’augure si pose alla sua sinistra col capo velato, tenendo nella mano destra un bastone ricurvo senza nodi, che chiamarono lituo. Quando poi, rivolto lo sguardo alla città e alla campagna, invocò gli dèi, divise le zone (del cielo) da oriente a occidente e specificò che le zone verso mezzogiorno erano favorevoli, quelle a settentrione infauste; quindi, portato il lituo nella sinistra e posta la destra sul capo di Numa, fece questa preghiera: «Padre Giove, se è volere divino che questo Numa Pompilio, di cui io tengo il capo, sia re di Roma, mostraci dei segni sicuri tra quei confini che ho tracciato!». Poi enunciò gli auspici che desiderava fossero inviati da Giove. Una volta ricevutili (lett. essendo stati essi [= gli auspici] inviati), Numa, dichiarato re, scese dallo spiazzo consacrato.

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