Ad Rubiconem flumen, qui provinciae eius finis erat, paulum constitit, ac reputans quantum moliretur, conversus ad proximos “Etiam nunc” inquit “regredi possumus; quod si ponticulum transierimus, omnia armis agenda erunt”. Cunctanti ostentum tale factum est. Quidam eximia magnitudine et forma in proximo sedens repente apparuit, harundine canens; ad quem audiendum cum praeter pastores plurimi etiam ex stationibus milites concurrissent interque eos et aeneatores, rapta ab uno tuba, prosiluit ad flumen et, ingenti spiritu classicum exorsus, pertendit ad alteram ripam. Tunc Caesar: “Eatur” inquit “quo deorum ostenta et inimicorum iniquitas vocat. Iacta alea esto”.
Versione tradotta
(Cesare) al fiume Rubicone, che era il confine della sua provincia, si fermò un po', e pensando a cosa si stesse tramando, rivolgendosi ai suoi (soldati) disse: "Anche adesso possiamo ritornare indietro; poiché se attraverseremo il ponticello, bisognerà fare tutto con le armi". A lui che temporeggiava, si presentò davanti questo fatto. All'improvviso apparve uno di straordinaria bellezza e grandezza, sedendo lì vicino, suonando il flauto; per ascoltarlo erano giunti oltre ai pastori anche molti soldati e tra questi anche trombettieri, e presa da uno la tromba, si gettò nel fiume e, emesso il suono con grande fiato, si diresse verso l'altra sponda. Allora Cesare disse: "Si va dove i segni degli dei e le ingiustizie dei nemici chiamano. Si getti il dado".
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