D. Silanum, virum fortem atque strenuum, certo scio quae dixerit studio rei publicae dixisse neque illum in tanta re gratiam aut inimicitias exercere: eos mores eamque modestiam viri cognovi. Verum sententia eius mihi non crudelis – quis enim credat aliquid in tales homines crudele fieri posse? -, sed aliena a re publica nostra videtur. Nam profecto aut metus aut iniuria te subegit, Silane, consulem designatum, genus poenae novum decernere. De timore cur disseram? Supervacaneum est, cum praesertim diligentia clarissimi viri consulis tanta praesidia sint in armis. De poena equidem aliquid dixerim, id est in luctu atque miseriis mortem aerumnarum requiem, non cruciatum esse et eam cuncta mortalium mala dissolvere; nemo existimaverit ultra eam neque curae neque gaudio locum esse. Sed, per deos inmortales, quam ob rem in sententiam non addidisti ut prius verberibus in eos animadverteretur? An quia lex Porcia vetat? At aliae leges item condemnatis civibus non animam eripi, sed exsilium permitti iubent. An quia gravius est verberari quam necari? Id sit verum sane: quid autem acerbum aut nimis grave est in homines tanti facinoris convictos? At aliquis me reprehendat quod Catilinarios ego dimissurus sim? Minime. Sed ita censeo: publicandas eorum pecunias, ipsos in vinculis habendos et in exsilium eiciendos esse.
Versione tradotta
So per certo che Decio Silano, uomo forte e valente, ha detto quel che ha detto per amore dello Stato, e che in una questione di tale gravità (in tanta re) non ha fatto valere né simpatie (gratiam) né antipatie: conosco i costumi e la moderazione delluomo. In verità la sua proposta non mi sembra crudele chi crederebbe che si possa usare una qualche crudeltà verso tali uomini? -, ma estranea al nostro ordinamento. Ora, Silano, certamente lo sgomento e la gravità del crimine ti hanno indotto a proporre, in qualità di console designato, un tipo di pena eccezionale. Perché dovrei discutere della paura? È superfluo, soprattutto perché, grazie alla sollecitudine del console, persona egregia, tanti presìdi sono in armi. Sulla punizione potrei aggiungere qualcosa, ovvero che, nella disgrazia e nella miseria, la morte è un sollievo dai (lett. dei) tormenti, non una tortura, e che essa dissolve tutti i mali dei mortali; nessuno potrebbe affermare che dopo di questa vi sia spazio per il dolore o per il piacere. Ma, per gli dèi immortali, perché non hai aggiunto nella sentenza che prima si procedesse nei loro confronti (in eos) con la flagellazione? Forse perché la legge Porcia lo vieta? Però altre leggi ordinano ugualmente che non sia tolta la vita ai cittadini condannati, bensì che sia comminato (lett. concesso) lesilio. Forse perché è più grave essere flagellati che uccisi? Sia pure vero ciò: che cosè troppo crudele o insopportabile per uomini riconosciuti colpevoli di un così grave crimine? Ma qualcuno potrebbe rimproverarmi perché intendo far scarcerare i Catilinari? No di certo. Tuttavia propongo (di agire) così: i loro beni devono essere confiscati ed essi stessi devono essere messi in catene e mandati in esilio.
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