Ipotizzati piatti e praticamente immutabili nel tempo, i fondali oceanici iniziarono a essere studiati nel diciannovesimo secolo con l’utilizzo di eco-scandagli: misurando il tempo impiegato da un segnale acustico, emesso da una nave, per ritornare al punto di partenza dopo essere rimbalzato sul pavimento dell’oceano, fu rivelata la presenza di una catena montuosa sottomarina nell’Oceano Atlantico. L’ipotesi che tale dorsale rappresentasse un punto in cui il fondale oceanico si espandeva implicava un riassorbimento in qualche altro punto. Il geologo americano Harry Hammond Hess nel 1962 suggerì che mentre la vecchia crosta veniva riassorbita a livello delle fosse oceaniche, nuovo magma veniva eruttato lungo la cresta della dorsale oceanica per formare nuova crosta. L'ipotesi, in grado di spiegare perché la terra non aumenta le proprie dimensioni nonostante l’espansione dell’Oceano, fu poi verificata dalle osservazioni paleomagnetiche in prossimità della dorsale (rocce giovani che diventano progressivamente più vecchie allontanandosi).
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