Mali homines, qui aliis insidias parant, semper sibi timere debent, ut monet fabella de accipitre et luscinia. Olim accipiter in altos arboris ramos advolaverat loca vicina exploraturus, et nidum lusciniae cum parvis pullis invenerat. Sed cito revertens luscinia cum esca accipitrem orabat ne pullos suos voraret. Tum improbus rapax: “Faciam quod vis, – inquit – si mihi bene cantaveris”. Misera mater, metu coacta, ut filios servaret, cantabat. Accipiter vero, praedae cupidus, sponsionem rupit dicens: “Non bene modo cantavisti!”; et aviculas apprehensurus laceraturusque erat, cum repente post tergum auceps supervenit, silenter calamum levavit, accipitrem contractum visco in terram deiecit cepitque.
Versione tradotta
Gli uomini cattivi che preparano insidie agli altri, devono sempre temere per se stessi, come insegna la favola del nibbio e dell'usignolo. Una volta un nibbio mentra stava volando in cerca di luoghi vicini, aveva trovato un nido con piccoli uccellini. Ma all'improvviso tornando l'usignolo con il cibo pregava il nibbio di non mangiare i suoi uccellini. Allora il malvagio rapace: " Farò come vuoi - disse - se canterai bene per me". La povera madre, spinta dalla paura, per salvare i figli, cantava. In verità il nibbio, desideroso della preda, infranse la scommessa dicendo: " Non hai cantato affatto bene!"; e stava per afferrare e divorare gli uccellini , quando all'improvviso alle spalle giunse un cacciatore, alzò la canna silenziosamente, e fece cadere a terra e colpì l'avaro nibbio.
- Letteratura Latina
- Libro Nuovo Comprendere e tradurre
- Versioni dai Libri di Esercizi